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venerdì 21 giugno 2013

QUANDO PREGHIAMO DICIAMO.......

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI.....
poche e semplici parole ...
Eppure, quante volte lo dico tanto per dire
Ma adesso sono stufa
delle preghiere dette senza capirne il senso e la ricchezza 
e lo è anche Dio (lo so e basta)
Dio non chiede parole ,ma  chiede di metterci il  cuore nelle parole  
Solo dopo   aver compreso l'immensità del  Padre Nostro 
posso  dire realmente e ad alta voce
AMEN

PADRE NOSTRO
Dio è Padre nostro Di tutti. Nessuno escluso. Non ha figli e figliastri.
Un padre non può essere davvero buono se non ama tutti i suoi figli, soprattutto quelli più bisognosi del suo amore.Ogni volta che diciamo « no » a un fratello o a una sorella, diciamo « no » al Padre.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » se escludiamo qualcuno o qualcuna, anche lontanissimo, anche cattivo, anche sbagliato, anche antipatico dal suo amore di padre, dal tuo amore di fratello e sorella.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » se pensiamo che Lui possa avere figli e figliastri, principesse e cenerentole.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » finché non decidiamo che non esistono maschi e femmine, poveri e ricchi, neri, bianchi e gialli, buoni e cattivi...,ma solo figli e figlie, fratelli e sorelle.
Il mondo non è così? E vero! 
Se chiamiamo Dio: «Padre nostro», diamoci da fare affinché il mondo diventi un po' di più come dovrebbe essere.

CHE SEI NEI CIELI

« Dove sta Dio ? ».A questa domanda rispondiamo alzando gli occhi verso il cielo, perché il cielo ci appare immenso, dappertutto, sempre bello.Ma questa è fantasia. In realtà Dio è dovunque una sua creatura vive.
Perciò « che sei nei cieli » significa: che sei dappertutto, sempre accanto a noi, anche se in modo diverso da noi,anche se non ti vediamo
Non diciamo: « Che sei nei cieli », se lo pensiamo  lontano, sopra le nuvole, perso tra stelle e pianeti, indifferente, distaccato, che se ne infischia di noi
Non diciamo: « Che sei nei cieli », se per cieli non intendiamo dovunque, sempre  e comunque.
Non diciamo: « Che sei nei cieli »,se i cieli non li vediamo dove i suoi figli mangiano o soffrono la fame, si sorridono o si odiano, si aiutano o si ignorano,pregano o bestemmiano, si amano o si ammazzano...
I cieli dei poeti, dei pittori, della pubblicità sono belli da sognare, ma non sono la casa di Dio

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME
Il nome di Dio è Dio stesso.Santificarlo significa riconoscere che in Lui non c 'è nemmeno la più piccola ombra di male e di bruttezza.Tutto ciò che è bello e buono nel mondo canta la bellezza e la bontà di Dio.
Purtroppo attraverso la libertà ,il dono più bello e grande che Dio ci ha dato è entrato nel mondo il male e sono sbucati fuori l'egoismo, la cattiveria, la violenza,l'ingiustizia, la falsità, la miseria, l'emarginazione...
Santificare il nome di Dio significa combattere ogni tipo di cattiveria e di bruttezza.
Quando diciamo: « Sia santificato il tuo nome »,uniamolo al: « Grazie, Creatore! » dei prati, dei fiori, dei mari, dei pesci, degli uccelli e delle farfalle, del sole, della luna e delle stelle...
Quando diciamo: « Sia santificato il tuo nome», uniamolo al: «Grazie, Creatore! » delle donne e degli uomini di ogni età, razza e condizione, contenti del dono della vita del dono della terra, del dono dell'universo.
Quando diciamo: « Sia santificato il tuo nome » prestiamo il nostro canto anche a chi, non riconoscendo il Creatore, rovina la bellezza del creato, e impedisce ad altre creature di godere della vita, della terra, dell'universo.

VENGA IL TUO REGNO
La parola regno non è simpatica.Fa venire in mente dittatori più o meno pazzi, comunque prepotenti, arroganti e profittatori che sfruttano i loro sudditi.
Il regno di Dio non è così. Perché Dio ha già tutto e non ha bisogno di niente. Può soltanto dare.
Non cerca il proprio bene, ma il nostro. Non regna per farsi servire, ma per servire.
Questo è talmente diverso dall 'esperienza umana che per noi è quasi impossibile crederci.
Per convincerci che Dio è veramente così, Gesù è venuto tra noi piccolo e povero, e ha lavato i piedi ai suoi discepoli, mettendosi in ginocchio davanti a loro.
Quando diciamo: « Venga il tuo regno », ricordiamoci che facciamo una promessa: « Io, come te, mi impegno a non farmi servire, ma a servire ».
Quando diciamo: « Venga il tuo regno », ricordiamoci che scegliamo di rifiutare la prepotenza, l'arroganza, lo sfruttamento, l'ingiustizia.
Quando diciamo: « Venga il tuo regno », ricordiamoci che promettiamo di negarci all'egoismo, al menefreghismo all'indifferenza verso i fratelli.
La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti.
” Venga il tuo regno” è oggi la nostra preghiera, perché ci apre il cuore e la mente ad accogliere il suo Figlio, che instaura il suo regno in mezzo a noi, fino a quando lo consegnerà compiuto al Padre.

Venga il tuo Regno, Signore, nella nostra anima, nel profondo di noi.
Venga il tuo Regno, nella nostra vita di ogni giorno, 
nel nostro metterci in relazione con chi ci è più vicino.
Venga il tuo Regno nelle nostre famiglie.
Venga il tuo Regno e ci insegni che l'amore è...far pace con noi stessi 
per saper accogliere gli altri così come sono e non come li desideriamo.
Venga il tuo Regno, in noi, sulla terra, ora, 
con il lavoro delle nostre mani, 
la fatica delle nostre giornate,
 la continua conversione del nostro cuore, 
l'instancabile ricerca di Te,
 risposta per ognuna delle nostre più silenziose domande.
Sbagliare e ricominciare.Fallire e continuare a sperare.
Con l'unica certezza che il tuo Regno è già qui, 
incarnato nel tempo e nell'eternità.

SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ
« Quale sarà la volontà di Dio ? » « Cosa vorrà Dio da me ? ».Quante volte ci facciamo queste domande! Spesso con angoscia. Perché abbiamo la sensazione che la volontà di Dio sia una forza che ci costringe, che ci obbliga, che ci condiziona. Non è così che dobbiamo intendere la sua volontà.Dio ci ha creati liberi. Se non rispettasse la nostra libertà, cancellerebbe in noi l'immagine sua con la quale ci ha creati. La sua volontà è che scegliamo liberamente di fare ciò che è bene per noi e per gli altri, e lo compiamo seguendo le sue vie: la giustizia, l'amore, la pace, il perdono.
Quando diciamo: « Sia fatta la tua volontà», non dimentichiamo che la Sua volontà è che noi scegliamo ciò che è buono, ciò che è vero, ciò che è bello.
Quando diciamo: « Sia fatta la tua volontà », ricordiamoci di purificare la nostra volontà da ogni intenzione egoistica, da ogni falsità e secondo fine.
Quando diciamo: « Sia fatta la tua volontà», riconfermiamo il nostro impegno per la pace e la giustizia, per la solidarietà e la fratellanza.
Quando preghiamo: « Sia fatta la tua volontà », siamo seri, onesto e consapevole. 
Non possiamo invocare la Sua volontà, mentre cerchiamo di fare la nostra

COME IN CIELO COSI' IN TERRA
Il cielo e la terra non sono quaggiù e lassù, ma il cammino e il traguardo, il provvisorio e il definitivo, il non ancora e il per sempre.
Cielo e terra non sono due città diverse, ma una città che cre­sce dentro l'altra per spingerla dal fiore al frutto.
La terra è l'arbusto debole, esposto ai rischi del vento, del caldo, del gelo.
Il cielo è l'albero che non teme più né la tempesta, né l'arsura, né il ghiaccio.
La terra è il campo arato, seminato, coltivato.
Il cielo è raccolta del grano.
La terra è la preparazione faticosa e laborio­sa delle vivande e delle bevande.
Il cielo è il grande banchetto.
Quando diciamo: « Come in cielo così in terra» ricordiamoci che non stiamo a "casa" nostra, che non siamo mai" arrivati", perché la nostra  casa è nel cielo.
Quando diciamo: « Come in cielo così in terra », ricordiamoci di controllare i nostri bagagli per abbandonare ciò che appesantisce i nostri passi e ci fa perdere tempo ed energie.
Quando diciamo: «Come in cielo così in terra» ricordiamoci che il cielo non è un luogo dove andremo, ma una vita piena che stiamo costruendo giorno per giorno, là dove vivi.
Quando diciamo «Come in cielo così in terra» guardiamo le nostre mani, guardiamo i nostri piedi: là dove camminiamo possiamo  allargare lo spazio del cielo.



Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra;
affinché ti amiamo con tutto il cuore, 
pensando sempre a te; con tutta l'anima, 
desiderandoti sempre; con tutta la mente, 
dirigendo a te tutte le nostre intenzioni, 
e cercando in tutte le cose I'onor tuo; 
e con tutte le nostre forze, 
impiegando tutte le potenze dell'anima 
e i sentimenti del corpo in ossequio del tuo amore,
e non in altro.
Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra; 
affinché amiamo altresì i nostri prossimi, come noi stessi,
traendo tutti, giusta le nostre forze, al tuo amore, 
godendo dei beni e avendo compassione dei mali altrui, 
come dei nostri, e non recando a chicchessia offesa alcuna
S. Francesco d' Assisi

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
Dacci oggi il nostro pane..., è una preghiera estremamente materialista.
E i poveri diventano materialisti: lo stomaco fa rumore,la fame è materialista.
E' una preghiera che la chiesa antica, ormai sempre più chiesa benestante, aveva qualche difficoltà ad accettare; la chiesa faceva fatica nel credere che Gesù avesse pregato per il pane materiale.Cercarono ogni via di fuga, trasfigurarono il pane in molti modi, divenne pane etereo, soprannaturale, ostia transustanziata e alla fine i poveri rimasero senza pane e senza il potere della preghiera.
Il pane quotidiano è tutto ciò che ci serve per vivere bene,senza arricchimenti esagerati che tolgono inevitabilmente il pane quotidiano ad altri.Oggi noi 
Ma noi che il pane lo compriamo a pochi soldi nel panificio oggi,cosa stiamo chiedendo a Dio? per quale pane dobbiamo implorare Dio?
Nel testo greco del nostro breve passo ,c'è una parola che si trova soltanto qui in tutta la Bibbia. Una di quelle parole che non si sa bene come tradurre perché non si sa bene cosa significhi visto che è così ricca di significati,ma la Parola di Dio è un cristallo che riflette molti colori.Questa parola, in molte delle nostre bibbie, è tradotta con "quotidiano", dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Ma si può anche tradurre con "necessario": dacci oggi il nostro pane necessario.
Oppure "per il domani": dacci oggi il nostro pane per il domani.
O ancora "spirituale": dacci oggi il nostro pane spirituale.
In questa ricchezza di significati possiamo trovare la risposta alla domanda:
per quale tipo di pane dobbiamo implorare Dio?
Innanzitutto per un pane necessario. 
Ci siamo mai fermati a pensare cosa, nella nostra vita,
è indispensabile, essenziale, fondamentale? E cosa invece è superfluo, secondario, eccessivo, inutile? Quante volte rendiamo la vita infelice, opaca perché non sappiamo distinguere ciò ch'è necessario da ciò ch'è inutile.
Quante volte non abbiamo il tempo per un sorriso indispensabile, o una parola fondamentale, o uno sguardo essenziale; stiamo piuttosto rincorrendo quel ch'è secondario.
Padre, dacci oggi il nostro pane necessario, 
e allontana da noi tutto ciò ch'è inutile.
Ancora dobbiamo chiedere il pane per il domani.
In questa richiesta si nasconde un'altra ancora più profonda: Padre, liberaci dalle paure.
La maggior parte delle nostre paure abitano il domani.Temiamo ciò che sarà.

Sigmund Freud riassumeva  queste paure:

abbiamo paura del nostro corpo,  condannato al declino e al disfacimento e
che non può funzionare senza il dolore e l'ansia; abbiamo paura del mondo esterno, che può scagliarsi contro di noi; abbiamo paura delle nostre relazioni con gli altri. Il domani appare incerto, e noi ci sentiamo inadeguati e spaventati davanti all'ignoto.
Padre, dacci oggi il nostro pane per il domani,
 e allontana da noi la paura.
A Dio che ci concede il pane necessario e il pane per il domani, dobbiamo chiedere ancora un altro pane, il pane più importante: il pane spirituale.
La fame dell'anima è la nostra vera malattia!Abbiamo smarrito il timore e la meraviglia davanti al numinoso, al trascendente; davanti a Dio! E questa perdita produce lo smarrimento del nostro essere.Siamo ricchi fuori, ma miseri e vuoti dentro.
Padre, dacci oggi il nostro pane spirituale, 
e sazia la nostra anima affamata.
Soltanto se sapremo implorare Dio per il pane necessario,del domani e spirituale sapremo anche offrire agli altri il pane della vita. Sapremo essere fornai che sanno riconoscere il bisogno degli altri.Avremo sempre più un orecchio che sa ascoltare la voce silenziosa della povertà.
Non diciamo: « Dacci oggi il nostro pane quotidiano », se pensiamo  che sulla terra, che è di Dio, pochi possano arraffare troppo, lasciando troppo poco a tanti altri.
Non diciamo « Dacci oggi il nostro pane quotidiano », se pensiamo che sulla terra, famiglia del Padre, possano esserci figli supernutriti e figliastri che soffrono la fame.
Non diciamo:« Dacci oggi il nostro pane quotidiano », se, oggi, e ogni giorno, non siamo disposto a condividerlo.


Ignazio Silone, in Vino e Pane, scrive: 
«Per fare il pane ci voglio nove mesi.
A novembre il grano è seminato, a luglio mietuto e trebbiato.
Novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio.
Fanno giusto nove mesi»
In nove mesi si fa anche un uomo o una donna.
La vita e il pane hanno bisogno dello stesso tempo.
Il pane e la vita hanno lo stesso valore.
Le parole di Gesù: Dacci oggi il nostro pane...,
danno una grande dignità al pane e una grande dignità alla vita.


RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI
perdonare per essere perdonati.La parola "debito" ha un significato molto ampio e include tutto quanto dovevamo fare e non abbiamo fatto.È più dell’offesa perché include i peccati di omissione; è più del debito, del torto e del peccato: è la smisurata distanza che separa la nostra povera vita reale dalla santità alla quale siamo chiamati come figli di Dio:
"Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste(Mt 5,48).
Siamo "nati da Dio" (Gv 1,13) e siamo "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4): quindi dobbiamo vivere come Gesù Cristo. È questo il nostro "dovuto", il nostro "debito".
Il nostro debito è praticamente infinito. E Dio sa meglio di noi che non potremo mai pagare.
Ma Dio, che è nostro Padre, non ci chiede un regolamento di conti (i regolamenti di conti sono cose che fanno i malviventi!).Di più, tra Dio e noi non ci saranno nemmeno dei conti, perché un padre non tira mai le somme e, soprattutto, perché presso Dio non ha corso la giustizia umana. Il nostro Dio è il Padre tutto amore e misericordia.
Egli "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito.Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16-17).
Il Padre rifiuta il livello della giustizia umana se noi viviamo al livello delle leggi della famiglia divina. Ma se vogliamo risolvere i torti e le ragioni sul terreno della giustizia umana, rifiutando di considerare gli altri come fratelli, noi rifiutiamo di riconoscere Dio come Padre nostro e Dio misurerà a noi con la stessa misura con cui misuriamo agli altri, "Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15).
È questo il solo commento che Gesù aggiunge al Padre nostro, perché sa che su questo punto abbiamo la testa dura, l’orecchio ancora più duro e il cuore durissimo.
Ogni volta che diciamo al Padre:Come noi li rimettiamo a noi i nostri debitori », apriamo il « libro cassa » della nostra vita e guardiamo bene le due colonne: quella dei debiti e delle uscite, e quella dei crediti e delle entrate.
Se gli chiediamo di azzerare i debiti con Lui, dobbiamo cancellare i crediti con i fratelli.
Non è facile, perché ci piace ricevere, molto meno concedere e donare.
Ma non c'è scampo
E non dimentichiamo che Dio è Creatore e Padre. I nostri debiti verso di Lui sono quindi enormi. I debiti nei nostri confronti, invece, provengono da creature come noi. Per quanto l'egoismo li faccia sembrare grandi in realtà sono piccola cosa.
Intendiamoci, Dio per primo ha perdonato e lo ha dimostrato coi fatti.
"Dio dimostra il suo amore verso di noi perché,mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"(Rm 5,8).
Nonostante i nostri sbandamenti e i nostri debiti, il Padre ci tratta come figli amatissimi.
Ma pretende, e giustamente, che noi lo imitiamo nel perdono e nella misericordia sempre e verso tutti.Diversamente, sarà lui a imitare noi. Se noi non perdoniamo, lui non perdona; se perdoniamo poco o nulla, lui perdona poco o nulla. E non diciamo che Dio cambia le carte in tavola.Glielo abbiamo chiesto noi, lo abbiamo pregato e scongiurato noi di comportarsi così:
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori".



NON C'INDURRE IN TENTAZIONE
Tutti, prima o poi, avremo il nostro Getsemani, la nostra parte di tentazioni e di pericoli mortali. La vita è una guerra continua e per salvarci dobbiamo combattere e vincere.
Noi siamo tanto deboli e i nemici sono molti e assai forti.Tentazione è ciò che cerca di allontanare dal Padre, che sembra più buono, più bello, più vero di ciò che lui offre.
È il sospetto che cerchi il suo bene, non il nostro.E fermarsi sotto l'albero a dare ascolto al serpente che insinua il sospetto verso il Padre. E' credere che sia lui a mandare disgrazie, insuccessi, sofferenze. Che ci abbia lasciato soli ad affrontare le difficoltà della vita.
Quando preghiamo: "Liberaci dal male (o dal maligno)" dobbiamo renderci conto a quale male andiamo incontro quando ci imbattiamo in satana.
Anche quest’ultima invocazione del Padre nostro è seria e grave: chiediamo al Padre di essere liberati dal potere delle tenebre, dalla dannazione, dalla morte eterna.







Facciamo nostra l'esperienza di preghiera che San Francesco vive con Dio Padre...





Padre Nostro Santissimo

Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro
Che sei nei cieli...

negli Angeli e nei Santi illuminandoli a conoscere che tu, Signore, sei luce; infiammandoli ad amare, perché tu, Signore, sei amore; inabitando in essi, pienezza della loro gioia poiché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale viene ogni bene, senza il quale non vi è alcun bene.


Sia santificato il tuo nome...
si faccia più chiara in noi la conoscenza di te, per poter vedere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, i vertici della tua maestà, le profondità dei tuoi giudizi

Venga il tuo regno...
affinché tu regni in noi per mezzo della grazia e tu ci faccia giungere al tuo regno dove ti vedremo senza ombre, dove sarà perfetto il nostro amore per te, piena di gioia la nostra unione con te, eterna la nostra felicità.

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra 
affinché ti amiamo con tutto il cuore sempre pensando a te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore.
Fa' che possiamo amare il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri, aiutando gli altri a sopportare i mali e non recando offesa a nessuno.

Dacci il nostro pane quotidiano...
il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, da' a noi oggi a ricordo e riverente comprensione di quell'amore che ebbe per noi, e di tutto ciò che per noi disse, fece e patì.

Rimetti a noi i nostri debiti...
per la tua ineffabile misericordia in virtù della passione del Figlio tuo
e per l'intercessione e i meriti della beatissima Vergine Maria e di tutti i santi.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori...
e quello che noi non sappiamo pienamente perdonare,
tu, Signore fa' che pienamente perdoniamo,sì che, per amor tuo, si possa veramente amare i nostri nemici...
e a nessuno si renda male per male, e si cerchi di giovare a tutti in te.

Non ci indurre in tentazione...
nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.

E liberaci dal male... 
passato, presente e futuro.
Amen


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