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sabato 29 giugno 2013

PER I TUOI VENTI ANNI DI SACERDOZIO




Dopo 20 anni di sacerdozio sei felice ?
ci siamo chiesti parlando tra di noi.
Ripensiamo a quando delicatamente le tue mani spezzano il pane e si fanno pane, quando tue parole con ardore raccontano il Vangelo, al calore del tuo cuore che ama, benedice, perdona e incoraggia ogni qualvolta che ci affidiamo a te e quindi a Lui.
Abbiamo ripensato alla gioia che trapela dai tuoi occhi quando racconti delle tue esperienze giovanili, della tua certezza d'essere stato amato da Dio ancor prima di venire al mondo Che hai provato  quando hai sentito il fuoco della chiamata?...raccontacelo ancora.
Ripensiamo a quando ti senti piccolo e umile strumento nelle mani di Dio, la tua forza sta proprio nella tua fragilità che ti rende simile a noi, chiamato a percorrere, proprio come tutti noi, la scalata verso Dio-amore infinito. Non vogliamo un sacerdote perfetto, ma un amico sincero...ricordalo sempre.
Ti vediamo quando stai con i bambini. Sembra che tu dica “ lasciate che i bambini vengano a me” e i bambini ti seguono perché diventi uno di loro, non si capisce più chi è il più piccolo tra di voi.. 
Ripensiamo alla tua voglia di dare tanto per noi e per la comunità e ci chiedi tanto.....non ci sei molto simpatico in quei momenti ma riusciamo a capirti e tu capisci noi, le nostre difficoltà , i nostri limiti e il nostro essere tentati da erbette più verdi e più facili da afferrare. Perdonaci se non siamo proprio all'altezza delle tue aspettative se qualche volta o spesso non ci siamo,se non ti seguiamo e se continueremo ad esserci troppo poco.
Pensiamo alla fatica di essere sacerdote oggi...testimoniare Dio in un mondo che rifiuta Dio e mantenersi saldo aggrappato al Vangelo.. non dev'essere per nulla facile. Grazie per esserci e per essere così come sei forte in un mondo di lupi e mite come un agnello.Altro che Santi !!!  dovremo davvero prenderti come esempio.
La risposta ora l'abbiamo..Si, sei felice, traspare da ogni tuo gesto da ogni tua parola da ogni tuo sguardo . Ma la sera quando si spengono tutte le luci, ognuno torna a casa, e tu termini la tua missione senza orari pensiamo "chissà ,si sentirà solo ?" Restiamo in silenzio... non abbiamo la risposta.
 Ma è Dio che risponde per noi: 
"Quando voi non ci siete e resta solo,
 e proprio allora che arriva il Mio abbraccio
 e le vostre sincere preghiere piene di affetto. "


venerdì 28 giugno 2013

LA CROCE

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Matteo 16,24-25).

La croce non indica le inevitabili disgrazie, malattie, sofferenze, e lutti che il vivere comporta, non indica qualcosa che viene data (tantomeno da Dio) ma è un peso che , solo chi vuole, prende, solleva volontariamente, per accettare la perdita totale della propria reputazione e delle proprie aspirazioni di potere. E' il simbolo più alto dell'amore che si dona agli altri, è l'essere cristiani al di fuori della logica del mondo, è segno di amore e di vita.

La crocifissione

Era  una tortura inventata dai persiani per gli schiavi fuggitivi o per coloro che si erano macchiati di particolari  delitti, fu molto usata dai romani  al fine di terrorizzare gli schiavi, traditori e ribelli, ma la pena non era applicabile ai cittadini romani. Il diritto penale giudaico,invece prevedeva la lapidazione e lo strangolamento
Chi assistiva ad una crocifissione ne restava terrorizzato e, nel timore di fare quella fine, preferiva suicidarsi. Non era un modo di condannare a morte, ma un supplizio vero e proprio che durava diversi giorni finché la morte sopraggiungeva per asfissia. Il condannato era condotto verso il luogo destinato (a Gerusalemme era il Calvario), nudo, trasportando l’asse trasversale (patibulum), su cui sarebbero poi stati legati, tra due ali di folla che, a causa di quella morte infamante, doveva percuoterlo, deriderlo e coprirlo di insulti e sputi. Invece l’uso dei chiodi per trafiggere i polsi (non le mani) e i calcagni era molto raro. Il palo verticale (stipes) restava fissato sul luogo dell'esecuzione e i crocefissi restavano poco sollevati da terra, tanto da poter essere divorati vivi da cani, volpi, o dagli uccelli che tendevano a beccarli sugli occhi.
Alla fine, quando veniva eseguita la condanna, si formava una T oppure una croce, specie nel caso ci si dovesse appendere una tavola di legno con il motivo della condanna (titulus).  Rimanevano così anche per molti giorni, tra atroci sofferenze e divorati dalla sete. Far precedere la crocifissione dalla flagellazione era, in fondo, una forma di pietà perché il condannato, se sopravviveva alla flagellazione, moriva molto più rapidamente, com’è accaduto a Gesù. Un altro metodo per accelerare la morte era quello di spezzare le gambe dei condannati che, non potendosi più sostenere, soffocavano rapidamente.

“Chiunque fa dell'amore il senso della vita morirà crocifisso” (Ernesto Balducci)

Gesù sapeva che, se portava fino in fondo la volontà di aderire sempre al progetto d'amore di Dio, sarebbe finito ignominiosamente ucciso, ma accettò ugualmente questo rischio per mostrare a tutti la potenza dell’amore, gratuito e illimitato, di Dio, e la sua morte, liberamente scelta, diventa così l'atto redentivo gradito a Dio, perché mostra agli uomini, attraverso Gesù, un amore che non conosce limiti.
I Sommi Sacerdoti scelgono per lui la crocifissione (mentre avrebbe dovuto essere lapidato) perché la morte in croce era considerata una maledizione da parte di Dio “Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l’avrai messo a morte e appeso a un albero, il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l’appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore, tuo Dio, ti dà in eredità” (Deuteronomio 21,22)., e per convincere il popolo che non poteva essere lui il Messia. Pilato dovette avvallarla per timore di essere denunciato all’imperatore: “Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare»” (Giovanni 8,12) e anzi, per sicurezza fa scrivere che era stato condannato per essersi proclamato “re di Giudei”. “Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei»” (Giovanni 19,19). E per il delitto di lesa maestà, il diritto romano prevedeva la morte.
Gesù non ha voluto sfuggire alla morte  perché se l'avesse evitata , avrebbe dovuto scendere ad un compromesso e la sua testimonianza sarebbe stata inefficiente. Non ha ceduto ed è morto torturato continuando a mostrare l'amore di Dio per tutti, anche per chi lo crocifiggeva. Quello che sembra un fallimento, un'ingiustizia,  può essere vissuto positivamente, continuando ad amare oltre ogni aspettativa ed ogni logica apparente 
Così è Dio, va contro ogni logica umana

Siamo sinceri.....

I primi cristiani usavano come simbolo il pesce ,l'ancora o il pastore, la croce faceva paura, era considerata ancora una maledizione  divina.  Solo dal IV secolo la croce comincia a sostituire vecchi simboli cristiani come segno di amore e di vita
Ma le cose cambiarono nel corso dei secoli e la croce fu imposta (Dio non impone mai,propone) come un segno del sacro sul profano,  dei governanti sui sudditi, dell’oppressore sull' oppresso, del forte sul debole, del ricco sul povero, del bianco sul nero, del padre sui figli, dell'uomo sulla donna.
La croce è comparsa sulle spade, sui vessilli in battaglia, sugli scudi dei crociati, in mano agli inquisitori, e infine come un gioiello o un portafortuna sul collo delle signore e nei covi dei mafiosi.
La croce, esportata con le armi, la violenza, l'ingiustizia, è quella dei padroni, degli schiavisti, degli sfruttatori, dei predatori, degli stupratori. .Questa visione distorta  ha portato l'odio per la croce perché divenuto simbolo dei violenti, razziatori, sfruttatori,  negatori, non certo nelle parole ma nei fatti, di Dio o almeno dell'amore di Dio.

Indipendentemente dalla nostra coerenza dell'essere cristiano,
indipendentemente dall'uso che  ne facciamo,
indipendentemente dalla nostra capacità o meno 
di mostrare il vero volto di Gesù 
la croce è, e resta  solo un simbolo  
del forte che usa la mitezza,
del re che si fa servo 
dell'uomo che si fa pane e 
dell'amore  di Dio per noi 

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Omelia di papa Francesco, giovedì 14 marzo. 


Camminare, edificare, confessare.

Camminare. "Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore". Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.

Confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore.

Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.

Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la croce. 

Quando camminiamo senza la croce, quando edifichiamo senza la croce e quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore.

Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

sabato 22 giugno 2013

MA VOI CHI DITE CHE IO SIA?

Pietro rispose: «Il Cristo di Dio», cioè l’atteso, l’inviato da Dio, il consacrato, il Messia atteso con passione da Israele.
Pietro non sbaglia, dice il vero...almeno in parte
perchè Gesù è sì il Messia, 
ma in una maniera completamente nuova. 
Non andrà ad occupare il potere,non andrà a togliere la vita, ma a offrire la sua.


"Chi dite che io sia?" 
ci dice  ancora oggi Gesù. Rispondete senza tentennamenti o risposte da catechismo. Cuore a cuore, non per "sentito dire",  nudi davanti alla vostra coscienza, senza i  tanti pregiudizi nei confronti della Chiesa e di Cristo. Chi è per voi Gesù?

Un amico, un maestro, un rifugio,un uomo fantastico uscito dalle favole, una ricerca, rabbia, nessuno  o il volto di Dio?

Chi è per me Gesù?
Prendo in prestito le parole di don Luigi Lasconi ,Gesù è un grande rompi .
Un " rompi "dei piani delle tenebre,facendo risorgere la luce
Gesù è quello che rompe ogni schema delle nostre convinzione, fa vacillare le nostre certezze è una novità che va oltre il confine delle nostre abitudini.
Lui bussa e ,se gli apriamo la porta, riesce a trasformare  quella"pace da cimitero" in vita.
E' un "rompi" contro le ipocrisie e le falsità che si trovano ovunque.
E' un "rompi" contro coloro che si abbassano davanti ai potenti e contro i potenti
E' un "rompi" contro coloro che si ritengono giusti senza difetti e giudicano tutto e tutti
E' un "rompi" contro chi riduce la fede in Dio a  tradizioni , apparenze e abitudini.
E' un "rompi" contro chi non ci mette il cuore  nelle sue azione e riduce il tutto al "s'è sempre fatto così "facendo finta di non ascoltare lo Spirito  che ci spinge ad andare oltre, ad osare per il bene dell'uomo e della creazione.
E' un "rompi" contro gli schemi del razzismo e del maschilismo portando ogni vita, donna compresa ,alla uguale dignità e rispetto.
Dove regna l'ipocrisia Lui porta la verità
dove c'è la divisione Lui porta l'unita
dove c'è rancore ci fa incamminare sulla via del perdono
dove c'è la "pace del compromesso e della paura" Lui porta il fuoco e la spada della giustizia e del rispetto  
dove regna il "tutto per me" Lui porta la capacità di "spezzare il pane e farsi pane per gli altri"
dove c'è superficialità Lui porta interiorità.
dove c'è schiavitù dalle cose, dalle abitudini, delle paure, Lui porta la libertà di "essere"
Dove c'è Gesù tutto cambia,tutto è diverso,tutto è difficile,ma tutto si trasforma in serenità.
Troppo rompiscatole,  troppo imprevedibile,
troppa novità, troppa verità, troppa libertà,
 troppo  magnifico Dio.

Da quando l'ho incontrato e l'ho seguito non potrò mai più essere  la stessa persona.

Ma chi sei, davvero, Gesù? 
Ancora me lo chiedo, perchè per quanto mi sforzi, non riesco mai davvero  a possederti in pienezza. Forse nessuno potrà afferrarti con verità assoluta, nessuno potrà dare di te una visione definitiva, neppure la comunità dei tuoi discepoli, che pure conserva fedelmente la tua Parola vivendo nella storia di ogni giorno, col Vangelo nel cuore,  in attesa del Tuo ritorno.


venerdì 21 giugno 2013

QUANDO PREGHIAMO DICIAMO.......

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI.....
poche e semplici parole ...
Eppure, quante volte lo dico tanto per dire
Ma adesso sono stufa
delle preghiere dette senza capirne il senso e la ricchezza 
e lo è anche Dio (lo so e basta)
Dio non chiede parole ,ma  chiede di metterci il  cuore nelle parole  
Solo dopo   aver compreso l'immensità del  Padre Nostro 
posso  dire realmente e ad alta voce
AMEN

PADRE NOSTRO
Dio è Padre nostro Di tutti. Nessuno escluso. Non ha figli e figliastri.
Un padre non può essere davvero buono se non ama tutti i suoi figli, soprattutto quelli più bisognosi del suo amore.Ogni volta che diciamo « no » a un fratello o a una sorella, diciamo « no » al Padre.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » se escludiamo qualcuno o qualcuna, anche lontanissimo, anche cattivo, anche sbagliato, anche antipatico dal suo amore di padre, dal tuo amore di fratello e sorella.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » se pensiamo che Lui possa avere figli e figliastri, principesse e cenerentole.
Non chiamiamo Dio: « Padre nostro » finché non decidiamo che non esistono maschi e femmine, poveri e ricchi, neri, bianchi e gialli, buoni e cattivi...,ma solo figli e figlie, fratelli e sorelle.
Il mondo non è così? E vero! 
Se chiamiamo Dio: «Padre nostro», diamoci da fare affinché il mondo diventi un po' di più come dovrebbe essere.

CHE SEI NEI CIELI

mercoledì 19 giugno 2013

LA BELLEZZA CHE NASCE DAL DOLORE

La nostra società rifugge il dolore, negandolo. La negazione consumistica investe il corpo che diventa apparenza, chirurgia plastica piuttosto che luogo dell’emozione, dell’incontro e della relazione. La sofferenza non è tollerata ma negata. Ma è solo attraversando il dolore che si ha l’opportunità di crescere e di scoprirsi, di capire cosa vogliamo, quali sono le cose importanti per noi, quali sono le nostre passioni, quali i nostri tesori interni.


SAPETE COME NASCE UNA PERLA? 
DAL DOLORE DELLA CONCHIGLIA


Sui fondali marini, un predatore cerca di entrare nella conchiglia per divorarne il contenuto. La  conchiglia, nel tentativo di difendersi, si richiude su se stessa e, il predatore "fregato"   lascia nel mollusco una parte di se creando un'azione di forte disturbo, quasi fosse dolore. 

domenica 16 giugno 2013

SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI............

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

venerdì 14 giugno 2013

ANCHE PER ME LA COSA NON E' FACILE.....


Tanto tempo fa, una principessa romana, chiese al maestro Jossi Ben Chalafta: “ Che cosa fa Dio tutto il giorno?”.
Il buon maestro rispose: “Mette insieme le coppie. Decide chi deve sposare chi. Questo uomo a quella donna, questa donna a quell’uomo e così via”.

“ Non è granché – ribatté la principessa.- Questo lo posso fare anch’io. Posso mettere insieme migliaia di coppie in un solo giorno”. Il  maestro rimase in silenzio.

Che fece allora la principessa? Andò nei suoi palazzi, prese mille schiavi e mille schiave e li sposò tra loro. Disse. “ Questo deve sposare quella, quella deve essere sposata a questo”.

Durante la notte quasi tutte le coppie litigarono e si picchiarono a sangue. Al mattino andarono dalla principessa.
Uno aveva la  testa rotta, l’altra un occhio pesto, un altro il naso ammaccato…

La principessa mandò a chiamare il maestro Jossi, gli raccontò tutta la storia e concluse: “Avevi ragione. Mi accorgo che solo Dio può mettere insieme uomini e donne”.

Allora si udì una voce dal Cielo: 
“ Anche per me la cosa non è facile”.

mercoledì 12 giugno 2013

UN SORRISO CHE VALE UNA VITA


Pensa per due secondi al primo sorriso che hai ricevuto questa mattina!!!! 
il sorriso dei tuoi genitori,o il sorriso dei tuoi figli o di un amico
e perchè no? il sorriso del tuo cagnolino,mentre ti svegliava tirandoti le coperte e scodinzolava, o meglio, il sorriso di Dio, che per te ha fatto anche oggi, (e non darlo per scontato) rispendere il sole.
Non basta ...guarda bene quel sorriso,entraci dentro,assaporalo, solo così potrai apprezzare che chi ti ha sorriso ti ama per davvero 
Fuori da noi stessi,dalle nostre paure e dai nostri deserti c'è chi ci ama  per quello che siamo e lo dimostra con un sorriso.... solo per questo vale la pena di vivere per davvero. 


martedì 11 giugno 2013

LA VITA....TRISTEZZA CONTINUA O GIOIA INFINITA?

Mia nonna,grande donna (come tutte le nonne), diceva spesso: 
"COMPORTATI BENE PERCHE' QUALSIASI COSA FARAI AGLI ALTRI , TI TORNERA' INDIETRO"
se darai amore ti tornerà amore, se farai del male ti tornerà il male, questa è una legge di natura.
Gesù esprime questo concetto in altre parole
 "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti".. (Matteo, 7,12).
"non giudicare per non essere giudicato, (non criticare per non essere criticato)" (Matteo, 7,1)


L’Arte suprema

sabato 8 giugno 2013

NON PIANGERE


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore

venerdì 7 giugno 2013

PAROLE,PAROLE,PAROLE........

Un giovane si presentò ad un sacerdote e gli disse 
"Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone.
Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo.
"Cerco Dio".
Il monsignore gli lesse una sua lettera pastorale.
Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa.
"Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il Papa del tutto sconcertato.
"Cerco Dio e mi offrono parole".
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno.

Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

GESU' IL GRANDE ROMPI

  

   





mercoledì 5 giugno 2013

BEATI I CATECHISTI........


Beati i catechisti poveri in spirito.
Quelli che per educare alla fede i ragazzi tirano fuori e spendono tutto ciò che Dio ha dato loro: tempo, capacità ,energia, tenacia...

Beati i catechisti afflitti.
Quelli che nonostante i rospi da ingoiare e le difficoltà da superare non si danno mai per vinti

Beati i catechisti miti
Quelli che evitano le tentazioni delle scorciatoie delle minacce e dei ricatti e camminano sulla strada del convincere, spiegare, rispiegare, dialogare,
testimoniare

Beati i catechisti affamati e assetati di giustizia.
Quelli che non accettano passivamente la catechesi di una Chiesa e una società che non esiste più, ma lottano per una educazione alla fede adeguata ai ragazzi di oggi

Beati i catechisti misericordiosi.
Quelli che capiscono le difficoltà dei ragazzi e delle loro famiglie e non sbraitano, non giudicano, non sentenziano, ma trovano soluzioni serene ed equilibrate


Beati i catechisti operatori di pace Attenzione! Non i pacifici cioè quelli che anche se i ragazzi non s'interessano e stanno li solo per la Cresima o la prima Comunione,    per poi andarsene il più lontano possibile, continuano con le stesse pappe cucinate alla stessa maniera
NO! Beati quelli che cercano la pace non di se stessi o del parroco o dei genitori, ma la pace  di Gesù, quella che nasce dalla Sua spada e dal Suo fuoco contro tutto ciò che può danneggiare un sereno cammino dei bambini e dei ragazzi verso la fede

Beati i catechisti perseguitati a causa della catechesi.
Perseguitati dal tempo che non basta mai, dai tanti impegni nel lavoro e nella famiglia,dai locali inadeguati,dai mezzi tecnici inesistenti, dai quei bambini che se non ci fossero.... e invece ci sono sempre e non fanno combinare niente, dai colleghi che non si pongono troppi problemi e si accontentano del solito tran tran, dalla tentazione di lasciare ...ma che poi ricominciano sempre

Beati i catechisti così
Avranno un posto bellissimo in cielo e una gioia in più, particolarissima, esclusiva: quella d'incontrare lassù ,qualcuno che sta lì perché, proprio grazie al catechismo, ha scoperto ed imboccato la strada giusta per arrivarci.
 TRATTO DAL LIBRO DOPPIO CLIC SULLA CATECHESI DI DON TONINO LASCONI


Non si nasce cristiani come non si nasce catechista, lo si diventa solo con tenacia, dedizione e vocazione. Essere catechista non significa "fare" la catechista, o lo si è sempre, anche fuori dalle aule parrocchiali, o non lo si è per niente. 
La fede si trasmette solo con le proprie (e non quelle degli altri ) esperienze di vita.
Le parole servono solo ad esprimere un concetto già vissuto .
Non possiamo raccontare di Gesù ai bambini sotto forma di favolette o quello che non sentiamo e viviamo per davvero... loro se ne accorgono e possiamo incorrere nel rischio che, qualche giorno prima della "Prima Comunione" i bambini ci chiedano.....

Ma Gesù è davvero esistito o è solo una favoletta?  

martedì 4 giugno 2013

SULLA SABBIA

I Maestri della legge e i farisei portarono davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio e strattonandola la misero in mezzo al gruppo. "Maestro, questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito. La legge di Mosè ci ordina di ucciderla a colpi di pietra. Tu che cosa ne dici?". Volevano dei pretesti per accusarlo. Ma Gesù guardava in terra, e scriveva col dito nella sabbia. Un tribunale ben strano! Il giudice scrive nella sabbia, e non rimarrà niente. Basterà il vento della sera e tutto sarà cancellato. Niente dossier o voluminosi codici. Gesù non sa che cosa siano
Bruno Ferrero  in “C’è Qualcuno lassù”


Da piccola mi raccontavano che Dio ha un grosso librone e per ognuno di noi annota su di una pagina tutte le opere buone e dall'altra i nostri peccati, sottolineando con un pennarello rosso e indelebile i peccati più gravi.Oggi "da grande" credo che Dio usi ancora un librone e con il pennarello indelebile ci segni solo le nostre opere buone. I nostri peccati li scrive  sulla sabbia e ,se la sabbia da sola,non ce la fara' a cancellare i nostri sbagli ci penseranno  il vento dell'Amore di Dio e le onde del nostro pentimento a rimuovere completamente i nostri peccati.
Avete già perso qualcosa nella sabbia? Provate a ritrovarla!
La sabbia ingoia tutto, la sabbia dimentica tutto, la sabbia cancella tutto... Non rimane niente nella sabbia e tutto sparisce L'unico libro dei conti di Gesù è la sabbia...

Gesù scrive sulla sabbia, e noi?
Io no!!!!! qualche volta  riesco a capire, a comprendere, magari a perdonare, ma a dimenticare proprio non ci riesco...mi appunto tutto e puntualmente il ricordo del male ricevuto ,anche se mitigato dal tempo,torna a ferirmi .

Il verbo ebraico slh, il termine più comune per indicare il perdono, suppone proprio un cancellare il ricordo del male ricevuto. La memoria, liberata dal ricordo del male  non è più in grado di partorire la vendetta. Perdonare  è sinonimo di libertà (chi non aspira alla libertà?) ci si libera dalla morsa dell'odio e per riflesso si libera da un incubo che stringe lo spirito dell'altro.Perdonare è come cauterizzare una ferita:perdona e, il Signore «guarisce tutte le tue infermità» (Sal, 103, 3). 
Osservava Andrej Siniavskij (1925-1997): «Basta perdonare perché l’anima sia allegra, come se un nodo che nessuno sforzo riusciva a disfare si fosse sciolto»,e il teologo e predicatore francese Jean-Baptiste-Henri Lacordaire diceva: «Volete essere felici per un attimo? Vendicatevi! Volete esserlo per sempre? Perdonate!»

Ma come faccio a  parlare di Dio ,mi chiedo,se prima non lo vivo per davvero e totalmente ?
Parlo di Dio perché io ho bisogno di Dio.Mi meraviglio e mi stupisco sempre di fronte alla Sua grandezza  e mi sento sempre più piccola e bisognosa di misericordia quando confronto il Suo Amore con la mia povertà.Riconoscere i miei limiti significa trattarmi fin troppo bene soprattutto  se mi arrendo a quello che sono-- io son fatta così che ci vuoi fare?non cambierò mai-- e invece cambierò, ma non potrò mai farcela da sola.Per questo mi "permetto" di parlare di Dio e con Dio , per aiutarmi nel  cammino che giunge al perdono totale senza il ricordo del male.  E' arduo e faticoso, lo so benissimo, ma è l'unico modo che ho di essere libera e di essere perdonata  «Se infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche voi, ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt, 6, 12. 14-15).

La nostra conversione , 
il nostro cambiare direzione,
è un cammino lungo e in salita, 
ma quando giungeremo alla vetta, 
tutto il nostro modo di osservare l'orizzonte
 sarà magnificamente diverso.


sabato 1 giugno 2013

RACCOGLIMENTO


Si dice che gli abitanti delle Ande , quando si spostano da un posto all' altro nella foresta, camminano con passo veloce, ma , ogni tanto si fermano per aspettare che la loro anima li raggiunga !

Abbiamo bisogno di fermarci un momento !

Nel nostro vocabolario esiste  una bellissima parola :

" RACCOGLIMENTO ".

e' il momento in cui ci si ferma per raccogliere i pezzi di noi che la giornata, densa di impegni, ha disperso !


Allora...
nel silenzio, diamo ascolto alle nostre profonde inquietudini
Sarà come iniziare un' avventura che dapprima si aggirerà nei dintorni  dell' anima fino a quando ci lasceremo catturare dal fascino del nostro stesso regno inesplorato.

Riscopriamo Dio-Amore che, spesso sommerso dal nostro io, non aspetta altro che emergere  per superare i confini del nostro ego e potersi espandere negli altri e nel tutto, accendendo la luce della consapevolezza ,della rinascita e della vita

  Giovanni Paolo II,

"il nostro tempo ha bisogno di riscoprire la fecondità del silenzio

per superare la dissipazione dei suoni , delle immagini,

delle chiacchiere che troppo spesso impediscono di sentire la voce di Dio".

Sentire la Voce di Dio affina la capacità all' ascolto, induce alla condivisione,

trascinando alla partecipazione e predisponendo alla solidarietà .

Il silenzio è linguaggio del cielo e fa bene all' anima .

Allora, oggi... scegliamoci un angolo tranquillo

e lasciamoci cullare dal silenzio, dal silenzio orante,

da quel silenzio che come balsamo ristoratore lenirà le nostre ferite !

Un silenzio inteso come deserto interiore della persona

che ci consente di divenire luogo di pace, di riflessione e di contemplazione .

Signore, vogliamo percepire la Tua parola,

quella parola che si ode solo nel silenzio.

Crea nei nostri cuori questo spazio di silenzio e di accoglienza !

Sappiamo bene che il nome di Dio è il nome di un itinerario....dunque Buon Cammino !

HO SETE

Come la cerva sospira ai corsi d'acqua, 
così l'anima mia sospira a te, o Dio.
L'anima mia è assetata di Dio, 
del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Salmo 42


Il cervo è un animale che ha dei legni sulla testa, come se la sua intelligenza cercasse di raggiungere il cielo: non si può avere sete di Dio senza prima conoscerlo. «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo», ci ricorda san Girolamo. Abbiamo dunque sete di conoscere Dio.
Il cervo è un animale che brama, che lancia degli appelli amorosi nella profondità della foresta. È il simbolo della preghiera e della contemplazione del cuore umano che prende coscienza del fatto che la terra è un vasto deserto senza acqua né sentieri, e che non gli resta che la voce per raggiungere ciò che desidera.
Impariamo a pregare
Il cervo è un animale che, secondo la mitologia, schiaccia i serpenti.
Non si può avere sete di Dio se ci si lascia mordere dai serpenti, cioè dai vizi. Chi schiaccia i serpenti, è preso da una sete ancora più ardente per il Signore.
Il cervo è un animale che si sposta in gruppo e che, per attraversare i ruscelli, ha l’abitudine di appoggiare la propria testa appesantita dalle corna sulle spalle di un congenere, e così in fila.
 Non si va a Dio da soli. Non si può avere un’autentica sete di Dio se non si ha la carità fraterna. Non si ha davvero sete di Dio senza spirito missionario.
Il cervo è un animale rapido che nulla può fermare sul suo cammino per raggiungere la fonte d’acqua.
Quindi, anche noi, non perdiamo tempo.E' giusto il momento buono per raggiungere la sorgente che non può inaridire dove sgorga “L’acqua viva che zampilla per la vita eterna” ( Gv. 4,14)
Dom Louis-Marie Geyer d’Orth O.S.B., abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux,


Il cuore dell’uomo ha  sete di pienezza, di senso, di verità che nulla al mondo può colmare.  La solitudine del cuore non può essere colmata che da Dio, dall'Amore Supremo . Dio ci parla  nella solitudine e nel silenzio ma, forse per paura, preferiamo stordirci con ogni tipo di divertimento e di ebbrezza effimeri.

Solo se ci facciamo sommergere dalla sete di Dio 
incontriamo Dio ....magari sul muretto di un pozzo.
 “ «Dammi da bere».”(Gv 4,7)
  e scopriamo che anche Dio ha sete, 
sete di noi

Cerca dentro di te perché lì mi troverai ,

non dubitare se non vedi ancora nulla ,

continua a cercarmi .

Mi riconoscerai nel bene che desideri per gli altri ,

nelle carezze misericordiose

che rivolgi alle creature più deboli...,

nella tenerezza delle parole

che sai trovare per confortare,

sostenere , incoraggiare

e in tutte le cose che fai

con altruismo sincero

attingendo a tutto l' amore che hai nel cuore.

Cercami

perché Io sono la Via, la Verità e la Vita ,

cercami finché mi troverai.

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