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giovedì 22 agosto 2013

TUTTE LE RELIGIONI SONO UGUALI


CRISTIANESIMO: RELIGIONE DEL LIBRO O FEDE?

Le  religioni  monoteiste  (ebraismo,  cristianesimo,  islam),  sono     spesso  definite  come  le “Religioni del Libro”, in quanto queste si rifanno a un testo sacro, la Bibbia, la Parola di Dio, al quale poi ogni religione aggiunge un insegnamento che gli è specifico ed esclusivo, il Talmud, i Vangeli e il Corano. 

Il Libro, considerato sacro, è infatti la parola definitiva e immutabile data da Dio, ai bisogni e agli interrogativi dell’uomo, in un contesto sociale,culturale, familiare, ben diverso da quello che l’umanità si troverà a vivere poi nei secoli successivi.Tutte le religioni conducono a Dio e quindi alla salvezza. Qualunque religione ha come aspetto basilare i tre grandi cardini della spiritualità: la preghiera, l'elemosina e il digiuno (Mt 6,1-18), e la certezza (o la pretesa) di essere l'unica via di salvezza. Ogni religione si presenta infatti come quella vera, escludendo tutte le altre, denunciate come false o opera del demonio.
La certezza di essere il Bene e di possedere la Verità, consente di ostacolare,con qualunque mezzo, tutto quel che si ritiene gli sia contrario, e ogni religione sente di avere il diritto e il dovere di intervenire in ogni ambito della vita degli uomini, per imporre la divina volontà.
Ogni religione ritiene inoltre di avere l’esclusiva della fratellanza e della pace, anche se la storia insegna che proprio in nome della religione gli uomini si sono scannati gli uni contro gli altri, uccidendo e massacrando per la difesa del loro Dio.


AGGRAPPARSI

    Al di fuori della misericordia di Dio non c'è nessun'altra fonte di speranza per gli esseri umani.
    (Papa Giovanni Paolo II)


Una buona cristiana si presentò alla porta del cielo. Era tutta intimorita e Pietro la ricevette cordialmente. Cercò di rassicurarla e seduto alla sua scrivania, le disse serio, :" Per entrare in Paradiso ci vogliono cento punti"

La brava donna comincio ad elencare: "Sono stata fedele a mio marito, ho educato cristianamente i miei figli, non ci sono riuscita tanto ma ho fatto quel che ho potuto, sono stata catechista per 22 anni, ho fatto volontariato per le missioni e ho dato una mano alla carità, ho cercato sempre di sopportare le persone che mi sono accanto soprattutto il parroco e i miei vicini di casa..." Quando si fermo per tirare il fiato San Pietro le disse:" Due punti e mezzo."
Per la donna fu un pugno nello stomaco, allora riprovo:" ... ah si! ho assistito i miei vecchi genitori, ho perdonato mia sorella che mi faceva la guerra per l'eredita, non ho mai saltato una messa la domenica, ho partecipato ai ritiri e alle conferenze quaresimali, ho recitato il rosario tutti i mesi di maggio e le preghiere tutti i giorni" 
San pietro le disse con pazienza: "siamo a tre punti." La donna si demoralizzò...come poteva arrivare a cento punti? Aveva detto tutto l'essenziale e non riusciva a trovare nulla altro. Con voce tremante e le lacrime agli occhi disse..."Se è così posso contare solo sulla misericordia di Dio!..."
San Pietro,balzando in piedi e con un grande sorriso sulle labbra, 
esclamò : "CENTO PUNTI!!!!"

domenica 18 agosto 2013

LA VERITA' E' SCOMODA.....

GESU' ACCENDE I CUORI
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore


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La verità fa male,  ferisce come una spada.E più comodo rimanere nell'ignoranza anziché accettare una  verità perché questa ti rimette in discussione ,ti fa crollare tutte le tue certezze, ti rende nuovo ma a forza di sacrifici

L'AVE MARIA....


Non bisogna solo recitare le preghiere ma capirle, altrimenti prendono il sapore di un guscio vuoto, di parole dette al vento. Non mi piace pensare alla loro ripetizione meccanica  che può facilmante sfociare nel devozionismo o nella superstizione.
Solo immergendoci nelle parole delle preghiere e nel loro significato,possiamo raccoglierne davvero i frutti





L' "Ave Maria" è  la storia di una tipica "chiamata" di Dio e delle sue conseguenze.

giovedì 15 agosto 2013

GRANDI COSE HA FATTO PER ME L'ONNIPOTENTE....

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».


"TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA"


L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio , e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza passando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che da dalla speculazione teologica.
Per “Immacolata” la Chiesa intende che, quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità, non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito.L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18). 

L'itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell'arco di due grandi cicli: le annunciazioni. 
Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’ esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele , rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge  ad una donna promessa sposa nella malfamata Nazareth (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l'inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e 
comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?...” Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19).A Nazareth la Vergine s'era fidata dell'invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all'invito alla pienezza di vita che le viene dall'Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua,sarà Maria,la madre, che rinascerà dal figlio, nuova nascita che avverrà “dall'alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).
Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono:“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).
Mentre l'annunciazione di Nazareth culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, l'altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).
Presso la croce Giovanni non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il Maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).
Non è stato facile per Maria....per schierarsi con il figlio si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che, nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). 
Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all'impegno di essere presenza dell'amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34). 

Maria “Assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall'azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come Lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).
Per Maria l'Assunzione è la normale conclusione di un'esistenza straordinaria: fin da Nazareth , si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un'anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48).
Padre Alberto Maggi

mercoledì 14 agosto 2013

ESSERE POVERI E SENTIRSI POVERI

"Il terzo mondo, è una delle zone del pianeta più povere, ma nello stesso tempo una delle più ricche, intendiamoci, ricche nel senso che tutte le risorse naturali, metalli e pietre preziose, compreso l ‘oro nero, il petrolio,sono in mano a pochi despoti.
Ma la popolazione Africana a confronto con il ricco e opulento occidente, è la più ricca di due elementi che noi abbiamo quasi ed esclusivamente sperperato nel materialismo, senza accorgercene , una scala valori dimenticata che sta ulteriormente peggiorando la nostra ulteriore povertà.
Ma quali sono questi due elementi? 
In Africa ( e in tutti quei paesi più poveri del mondo) ci sono capanne di fango e lamiera,, bidonville, si cerca cibo nelle discariche; la popolazione è uccisa , se non dall’uomo stesso,dalla fame, aids, malaria, elevata mortalità infantile…uno scenario da far accapponare la pelle.
Ma quando si guarda nei volti di quella popolazione raramente si scorge il “Muso lungo”,nessuno che “sbotta”. Si resta impressionati dai sorrisi luminosi anche nelle situazioni più incredibili.
Come si fa a sorridere in una situazione del genere? E dove trovare la forza per andare avanti?
Vi sembrerà strano ma la popolazione Africana prega, moltissimo.Non sono tutti Cristiani o mussulmani intendiamoci ma,  a loro modo, hanno fede, confidano in Dio o in un loro Dio in qualsiasi momento della giornata e per ogni piccolissima azione che si sta intraprendendo.
Si prega prima di bere, di mangiare, si loda il Signore prima di andare al lavoro, durante e anche dopo. Si prega tutto il giorno. 
La preghiera da la forza e infuoca l’orgoglio di quelle persone che non sanno se arriveranno al giorno dopo, ma ringraziano Dio di poter vivere istante dopo istante, anche nella miseria, nella malattia, nella povertà.
Preghiera, di conseguenza l’umiltà che ti porta a un sano rispetto di se, e degli altri.
La nostra povertà sta proprio in questo.
Povertà di spirito, di iniziativa, di adattamento, di sacrificio, di disponibilità, di solidarietà.
Però mangiamo per quattro, abbiamo più cellulari che orecchi per usarli, trattiamo i bambini come adulti dandogli molto e gli adulti ritornano bambini, pretendendo molto.
E il timor di Dio? Non va più di moda.
Spendiamo più di quello che possediamo perché sennò nessuno ci nota?
Assumiamoci le nostre responsabilità.
E non lamentiamoci se nel frigorifero ci sono solo diciotto qualità di yogurt .
Personalmente Dio non mi ha mai fatto mancare nulla, non vivo nel lusso, e se ho qualcosa in più mi piace darlo a chi non ne ha.
Impariamo dai nostri fratelli Africani.
Impariamo che la vera ricchezza , il vero cibo che non ci farà mai morire, nè di fame e nè di sete sta solamente dentro di noi , con LUI, non cerchiamola fuori.
Tratto da un racconto di un missionario

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Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?....Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
(Mt 6,23-33)

Si è poveri solo se ci si sente poveri,solo se ci chiudiamo a noi stessi,solo se non abbiamo fiducia (o fede) in Dio o nella Vita
Se è vero che siamo poveri di fronte all'immenso Amore di Dio è vero anche che dovremo sentirci ricchi solo se abbiamo Dio. 
Quando una persona vive un solido rapporto con l'infinito ,con Dio nella propria interiorità, ha già tutto quello che gli serve per essere felice,si sente ricco anche se possiede poco perchè sa che quello gli basta .Essere ricchi non dipende da un conto in banca ma dalla tranquillità di avere cio che serve .

E allora, la "poverta" di cui parla Papa Francesco?
La ricchezza in se stessa non è un qualcosa da ripudiare o da condannare,  ma l’amore del denaro lo è. San Paolo disse: “L’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose” “alcuni sono stati sviati dalla fede e si sono del tutto feriti con molte pene”. (1 Timoteo 6:10).
L'insensato attaccamento alle cose materiali, l'inutile arricchimento finanziario personale, la troppa sete di potere hanno causato fin troppi danni, lasciandoci spesso insoddisfatti. Ci lamentiamo perchè non possiamo avere ancora di piu, ci confrontiamo con chi ostenta piu ricchezza materiale  fino a sentirci poveri nei confronti del mondo. "Poverta"  significa essenzialita materiale,  semplicita,  disponibilita e apertura del cuore verso gli altri e verso la vita,significa fiducia . Nel disinteresse per il superfluo esteriore,tutte le nostre energie  vengono finalizzate alla crescita interiore. Quando lasciamo entrare Dio, il suo amore, nel nostro cuore , il nostro mondo interiore e quello esteriore entrano sempre più in sintonia arricchendo d'ineffabile gioia la nostra esperienza umana.

Credo che il "sentirsi poveri" derivi dall’ essere “usciti dalla Grazia di Dio” e rappresenti una mancanza di Fede e non una questione di fortuna o sfortuna. 
La povertà è una malattia, non qualcosa di cui andar fieri, e si cura con la Fede nella Vita.
Savatore Brizzi scrittore

Si è poveri solo perchè ci si sente poveri....è una questione mentale e non materiale.
Siamo abituati a lamentarci per cio che non abbiamo e che vorremmo avere e invece ci dimentichiamo di provare gratitudine per cio che abbiamo in questo momento.
L'universo, l'Infinito, la Vita, Dio (chiamalo come vuoi) ci porta continuamente ricchezza e cose belle e dovremmo focalizzarci su il bello e il ricco che abbiamo in questo momento.

La gratitudine apre il cuore e porta sempre piu ricchezza e saremo sempre piu capaci di scorgere quanto di ricco e quanto di bello c'è nella nostra vita

Siamo nati poveri, nudi, indifesi e come siamo venuti al mondo, così un giorno ce ne andremo. Forse, ricordare costantemente tutto questo può diventare la base della vera felicità.

giovedì 8 agosto 2013

UNA CAROTA, UN UOVO O UN GRANO DI CAFFE'?


Una figlia si lamentava con il padre per le difficoltà sperimentate nella vita. Era stanca di continuare a lottare e stava per arrendersi: infatti, si era accorta che, una volta risolto un problema, se ne presentava subito un altro.
Il padre, cuoco di professione, decise di portarla in cucina: lì riempì tre pentole di acqua e le mise sul fuoco a scaldarsi. Dopo poco tempo, l’acqua delle tre pentole iniziò a bollire. Nella prima pentola depose delle carote, nella seconda delle uova e nella terza dei chicchi di caffè. La figlia, impaziente, si domandava che cosa stesse facendo.
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco e, prese le carote, le sistemò in una ciotola; quindi depose le uova in una scodella, il caffè filtrato in una tazza. Poi rivolgendosi alla figlia, le chiese: «Che cosa vedi?».
«Carote, uova e caffè», fu l’immediata risposta. Il padre la invitò ad avvicinarsi e le chiese di toccare le carote, facendole osservare che erano morbide. Poi le chiese di prendere un uovo e di romperlo facendole notare che, una volta tolto il guscio, l’uovo era duro. Infine le chiese di gustare il caffè e lei sorrise, mentre ne assaporava il ricco aroma.
La figlia gli domandò: «Che significa tutto questo?».
Il padre le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, l’acqua bollente, però ognuno aveva reagito in forma diversa.
La carota era stata introdotta nell’acqua forte e dura, ma il contatto con l’acqua bollente l’aveva resa debole e fragile.
Quando l’uovo era stato immerso nell’acqua era fragile e il suo guscio sottile serviva a proteggerne il liquido interno. Una volta esposto all’acqua bollente, il suo interno aveva acquisito una consistenza solida e dura.
Invece i grani di caffè, a contatto con l’acqua bollente, ne avevano cambiato il colore.
«Quale di questi rispecchia il tuo modo di reagire alle avversità?», doman­dò il padre alla figlia. «Sei una carota, un uovo o un grano di caffè? Sei forte come la carota prima di essere immersa nell’acqua, ma quando l’avversità o il dolore bussano alla porta, diventi debole? O sei come l’uovo che inizialmen­te presenta un cuore fluido e adattabile ma, dopo un distacco o una morte, diventa duro e rigido? O sei come un grano di caffè che riesce a cambiare il colore dell’acqua bollente, l’elemento che le produce dolore? E proprio quan­do l’acqua raggiunge il punto di ebollizione che il caffè opera la sua trasfor­mazione. 
"Se sei come il caffè, quando l’avversità ti mette alla prova, tu reagisci al meglio e fai in modo di trarre il maggior vantaggio possibile dalla situazione."

(Padre A.Pangrazzi – Aiutami a dire addio – Ed. Erickson)


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L’oro per essere purificato deve passare attraverso il fuoco, così come l’essere umano ha bisogno di prove per fortificare il proprio carattere.
Le avversità,che noi impunemente chiamiamo croci, fanno parte della vita.Non sono punizioni mandate da Dio per una nostra colpa presunta e immaginaria. Dio perdona le nostre colpe non le punisce .La vita ci riserva sempre sorprese spiacevoli per una colpa imputabile solo e unicamente all'uomo (inquinamento, egoismo, sete di potere...) Queste avversità operano in noi  delle trasformazioni negative o positive....sta a noi scegliere come viverle. 
Se le viviamo alla luce di Dio, affidandoci  a Lui che riesce a lenirle, (mettendoci ovviamente del nostro perché Dio non ha mani e non ha piedi) le avversità non possono che renderci migliori e più forti. Se invece ci facciamo sommergere dalle avversità, queste  riescono a trasformarci negativamente fino a portarci alla morte interiore.

UNA PREGHIERA PER OGNI DITO

IL POLLICE E IL DITO A NOI PIU' VICINO

COMINCIAMO QUINDI COL PREGARE PER COLORO CHE CI SONO PIÙ VICINI SONO LE PERSONE DI CUI CI RICORDIAMO PIÙ FACILMENTE. PREGARE PER I NOSTRI CARI E UN "DOLCE OBBLIGO"

IL DITO SUCCESSIVO E L'INDICE 

PREGHIAMO PER COLORO CHE INSEGNANO, EDUCANO E CURANO. QUESTA CATEGORIA COMPRENDE MEDICI, MAESTRI, PROFESSORI E SACERDOTI. HANNO BISOGNO DI SOSTEGNO E SAGGEZZA PER INDICARE AGLI ALTRI LA GIUSTA DIREZIONE. RICORDIAMOLI  SEMPRE NELLE NOSTRE  PREGHIERE 

IL DITO SUCCESSIVO, IL MEDIO, E' IL PIÙ ALTO.

CI RICORDA SEMPRE I NOSTRI GOVERNANTI. PREGHIAMO PER IL PRESIDENTE, I PARLAMENTARI, GLI IMPRENDITORI, I DIRIGENTI. SONO LE PERSONE CHE GESTISCONO IL DESTINO DELLA NOSTRA PATRIA E GUIDANO L'OPINIONE PUBBLICA...HANNO BISOGNO DELLA GUIDA DI DIO

IL  QUARTO DITO E L'ANULARE 

LASCERÀ MOLTI SORPRESI MA E' QUESTO IL NOSTRO DITO PIÙ DEBOLE, LO SA BENE CHI STUDIA PIANOFORTE.E' LI' PER RICORDARCI DI PREGARE PER I PIÙ DEBOLI PER CHI HA SFIDE DA AFFRONTARE E PER I MALATI. HANNO BISOGNO DELLE NOSTRE PREGHIERE DI GIORNO E DI NOTTE. LE NOSTRE PREGHIERE PER LORO NON SARANNO MAI TROPPE. L'ANULARE CI INVITA A PREGARE ANCHE PER LE COPPIE SPOSATE.

E PER ULTIMO IL NOSTRO DITO MIGNOLO

IL PIÙ PICCOLO DI TUTTI, COME DOBBIAMO SENTIRCI NOI DI FRONTE A DIO E AL PROSSIMO. IL DITO MIGNOLO CI RICORDA DI PREGARE PER NOI STESSI DOPO CHE AVREMO PREGATO PER TUTTI GLI ALTRI. SARA  ALLORA  CHE POTREMO CAPIRE MEGLIO LE NOSTRE NECESSITA GUARDANDOLE DALLA GIUSTA PROSPETTIVA

DI PAPA FRANCESCO QUANDO ANCORA ERA ARCIVESCOVO DI BUENOS AIRES

domenica 4 agosto 2013

ARRICCHIRSI...PRESSO DIO.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». 
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore


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Commento di Don Giovanni Berti

Diventare ricchi, mettersi la vita “al sicuro”, non aver più pensieri economici per se e per la propria famiglia: questo sembra il valore-guida anche di noi cristiani.
Ecco perché questo Vangelo ci può e ci “deve” ferire!
Lo dico a me che come prete non sono esente dall’ansia dell’accumulo e della tranquillità economica. Non possiedo grandi ricchezze, ma mi ritrovo spesso a guardare il mio piccolo conto in banca come se fosse l’indice della mia serenità.

Arricchire presso Dio, come Gesù conclude questa parabola a non-lieto fine, significa cambiare mentalità e cominciare davvero a preoccuparmi non solo di quello che ho in tasca, ma di quello che ho nel cuore. 
Arricchire presso Dio è puntare ad arricchirmi di fratelli da amare, perché il “presso Dio” rimane mio fratello e sorella che non stanno in cielo, ma accanto a me. Non sono nella cassaforte della banca, ma nella porta di fronte il mio appartamento, nel sedile accanto dell’autobus, nell’ombrellone vicino al mio, lungo il marciapiede che percorro a volte troppo in fretta… Li, proprio li, dove meno me l’immagino, ci sta la “banca di Dio” presso la quale posso depositare la ricchezza di amore che possiedo e che non devo perdere.
La Parola del Vangelo mi ferisce un po’, ma lo fa per svegliarmi e sanarmi dalle vere ferite che mi provoco con l’egoismo che spesso mi condiziona e che non mi fa vedere chi sta peggio di me.

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Ricco e al centro di un deserto! 
La ricchezza egoistica crea un deserto di relazioni auten­tiche, l
e cose soffocano gli affetti veri.
Un uomo solo  non felice, perché la felicità dipende da due cose:
 non può mai essere solitaria e ha a che fare con il dono. 
Solitario, il cuore si ammala;
 isolato, muore.

UN ALBERO CHE CADE FA PIU' RUMORE DI UNA FORESTA CHE CRESCE

di GIANFRANCO RAVASI, Avvenire 5.1.11

Un maestro indù mostrò un giorno ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. «Un punto nero!» risposero. «Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!», replicò il maestro.

È questa la legge che fa riempire di cronaca nera i giornali e le televisioni: un solo delitto ha più peso di mille atti di generosità e d’amore, secondo i parametri dell’informazione. Anche noi siamo pronti a cogliere la pagliuzza nell’occhio dell’altro e ignoriamo la luminosità sorridente di tanti sguardi. È diventato così "normale" elencare tutte le amarezze dell’esistenza e ignorare la quiete e le gioie che pure accompagnano la maggior parte dei nostri giorni. Il nostro pensiero si fissa con più facilità sui punti neri del cielo della storia che non sulle distese di azzurro e di luce. Certo, non si deve essere così ottimisti o ingenui da ignorare il male che pure costella le vicende umane, ma non è giusto considerare come marginali la meraviglia delle albe e dei tramonti, lo stupore del sorriso dei bambini, il fascino dell’intelligenza, il calore dell’amore. Il sì è più forte del no.

E in questa linea vorremmo aggiungere un’altra nota. Ce la offre Pirandello nel suo dramma" Il piacere dell’onestà" (1918) quando il protagonista dichiara: «È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev’essere sempre».

Anche nel bene può, quindi, vigere la stessa legge: il punto più luminoso dell’eroismo attira tutta l’attenzione, facendo dimenticare che è ben più mirabile il tenue filo di luce che percorre tutte le giornate di un genitore dedicato alla sua famiglia, forse con un figlio disabile. 
C’è un eroismo quotidiano che non fa suonare le trombe davanti a sé, ma che ha in sé una grandezza ben più gloriosa.


“QUANDO VOGLIAMO FARE UNA CHIESA RICCA ,LA CHIESA INVECCHIA"


Finalmente un Papa che ha capito, la chiesa deve essere povera...."il Vaticano dovrebbe vendere tutti i suoi beni per sfamare tutte le popolazioni povere" lo sento spesso dire e, qualche volta, l'ho pensato anch'io...ma ne siamo davvero sicuri? Ci lamentiamo che la Chiesa è ricca,spesso si accorda con i capi di Stato e si occupa anche di problemi non proprio spirituali."La Chiesa dovrebbe star fuori dai problemi dello Stato".  Ma se lo Stato regola la nostra vita sociale, la socialità in base a quali criteri dovrebbe essere regolata? Se la fede in Dio mette al primo posto l'amore verso il prossimo,il valore della vita di ogni singolo, allora credo che la "religione" non può essere messa da parte. 


Immaginiamo allora una Chiesa povera perché, come ha detto Papa Francesco, "San Pietro non aveva un conto in banca" , una Chiesa che non accetta incontri e accordi con i capi di Stato e che si occupi solo di religione (riti e liturgie).Essa di certo diventerà nel giro di qualche anno molto meno visibile sui mass media, avrà sicuramente meno proseliti e sarà soppiantata da altre religioni e sette, anche in Occidente. Una chiesa divenuta  minoranza,con meno fedeli al proprio seguito significherà anche essere meno corteggiata dai capi di Stato, che non troveranno più di grande utilità a stabilire accordi di vita morale e sociale in base le vedute del vangelo. La vita sociale dell'umanità potrebbe cadere nelle mani di qualche uomo non proprio "sano di mente"  e che considera il valore della vita pari a zero, immaginate voi con quali conseguenze ( ma possibile che la storia non ci abbia insegnato nulla?) 
Si dovranno rinunciare a tante opere che ora si sostengono con l’8 x 1000 http://www.chiediloaloro.it/e che aiuta concretamente le fasce più deboli e agli ultimi della società. Una Chiesa povera non avrebbe i mezzi necessari per essere accogliente al meglio, non riuscirebbe ad essere luogo di ristoro ritrovo e comunitario per tanti giovani e anziani sarà fatta di chiese poco riscaldate, poco sicure e più facili prede per ladri, con poche opere d’arte custodite al suo interno. Non si avrebbero  fondi per costruire o riparare  chiese e troppe opere d'arte contenute nel suo interno verrebbero rovinate per l'incuria . I preti dovrebbero rinunciare al loro piccolo stipendio e dovrebbero andare a lavorare per vivere togliendo sicuramente del tempo prezioso  alle loro comunità. ,in fondo anche San Paolo costruiva tende e riusciva lo stesso ad evangelizzare ma erano "altri tempi" .Una Chiesa povera forse sarà più evangelica, e più vicina alle sue origini, (anche se è impensabile proporre nel 2013 una chiesa uguale a quella di 2000 anni fa) ma perderà tanto della sua missione nella società odierna. 
La Chiesa deve tornare alle origine e all'essenziale,che non significa non avere soldi ma avere la propria centralità in Cristo. Non sono i soldi il vero problema che proprio oggi servono ma  è l'uso che se ne fa, i soldi non devono arricchire un "conto in banca e le  velleità imprenditoriali, ma reinvestiti per aiutare.  Non abbiamo bisogno di  una Chiesa povera ma di una Chiesa che si fa povera e essenziale senza che ostenti la propria ricchezza,  per innalzare la qualità di vita di chi è povero per davvero e spesso le piccole comunità,  riescono in questo  intento..... solo ,lo ammetto, bisognerebbe sforzarsi un po di più. 
“Si devono portare avanti le opere della Chiesa, - e servono soldi - ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore”,ha ribadito Papa Francesco


Il bilancio del Vaticano , uno Stato sovrano strutturato con una rete di oltre 100 ambasciate e una serie di nunziature,congregazioni e segretariati, aveva un bilancio nel 2000 pari alla metà del bilancio del parlamento italiano . I soli deputati e senatori costavano agli Italiani più del doppio di quanto non costasse il Vaticano ai 900 milioni di cattolici in tutto il mondo,e credo che oggi non sia cambiato di molto.Sembra, inoltre , che i cattolici battezzati non siano neanche troppo generosi:  800 milioni di battezzati danno ogni anno alla loro chiesa offerte minori di quanto ne diano 2 milioni di americani membri della chiesa avventista, per non parlare dei testimoni di Geova o della chiesa dell’unificazione.
Non parliamo poi delle ricchezze della chiesa nell’arte: secondo dati recenti quasi il 75 per cento di chiese,santuari, conventi, dipinti ecc.appartengono  alla chiesa e le "vicende" della Bibbia hanno ispirato i migliori artisti di tutti i tempi Ci sono persone che s'indignano per questo... ma fanno bene ad essere così indignati? Dovremo ricordarci  che, in tante  città, quasi la metà della gente, vive con i proventi di un turismo attirato dai luoghi di culto e  da quel patrimonio artistico che appartiene proprio alla chiesa.  Ma perché, mi chiedo, non vendere almeno qualche opera d'arte  per aiutare il terzo mondo? Vendiamo, per esempio, la pietà di Michelangelo. Il suo prezzo d’asta, stando a chi ha provato ad azzardare una valutazione non potrebbe essere inferiore al miliardo di dollari. Solo un consorzio di multinazionali americane o giapponesi oppure un Bill Gates potrebbe permettersi un simile acquisto. Come primo risultato il capolavoro lascerebbe l’Italia e quell’opera che ora è esposta gratis, cadrebbe sotto l’arbitrio di un padrone privato che potrebbe vietare la sua esposizione al pubblico. Il mondo avrebbe un forse un ospedale in più nel terzo mondo ma sarebbe davvero più  umano? L'umanità non si compra, non ha un prezzo, non ha economia...o c'è ,ed è  gratis, o non c'è.

Bene, siamo sicuri di volere una Chiesa così  ? 
e se così fosse,  dopo aver sfamato tutto il " terzo mondo" chi ci assicura che  le guerre "dimenticate" e la sete di potere che regnano ormai da sempre in quelle zone non porterebbero di nuovo morte , distruzione e fame tra quelle popolazioni?   C' impegneremo di più al  interno della Chiesa condividendo e sostenendo i più deboli  o continueremo a starne fuori, lavandocene le mani, delegando sempre a qualcun'altro l'aiuto ai più deboli e continuando a lamentarci ? Saremo disposti a diventare noi più poveri per aiutare chi si trova in difficoltà , senza nemmeno guardare troppo lontano, ma proprio chi abita "dietro casa nostra"?



Tutti noi – dice il Papa – dobbiamo pensare se possiamo diventare un po’ più poveri: questo lo possiamo e dobbiamo fare un po tutti.

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