ULTIMI ARTICOLI

lunedì 18 marzo 2013

COS' E' IL VANGELO - Susanna Tamaro

CHE COSA E' IL VANGELO? è una riflessione non convenzionale, ma estremamente suggestiva e poetica sulla potenza del Vangelo di Susanna Tamaro

Che cos'è il Vangelo? Un libretto di poche pagine e di poco prezzo, facile da tenere a mente per la semplicità delle sue storie, un libretto che ci fa fare bella figura con poco impegno, basta aprirlo qua e là per ricordare le sue frasi lapidarie e usarle poi, come sigillo della nostra saggezza.
«Chi è senza colpa scagli la prima pietra... Beati gli ultimi perché saranno i primi... E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli... Lasciate che i bambini vengano a me» e
via avanti in questo modo.
Il Vangelo è un libro così piccolo da poter stare tranquillamente in tasca, ha poco peso e poco spessore eppure non sono molti quelli che hanno l'abitudine di portarselo dietro.
Il Vangelo è il libro sacro, il suo posto è sull'altare, nella penombra silenziosa delle chiese. Il Vangelo viene sfiorato durante il catechismo e poi resta lì mentre noi andiamo avanti, come un ricordo d'infanzia, come il senso del dovere compiuto, ciò che ci rende in regola, pari agli altri che hanno rispettato le regole. Abbiamo le nostre frasette da citare ad hoc e questo ci basta. Non ci domandiamo se il Vangelo è - o avrebbe potuto essere - qualcosa di diverso nel cammino della nostra vita.
«Hai letto il Vangelo?» mi capita di domandare alle persone che mi offrono l'incertezza del loro cuore. La risposta è sempre piuttosto vaga: «Più o meno, tanto tempo fa».
Si tratta spesso di persone già inquiete, persone alla confusa ricerca di un percorso. Magari hanno letto dei libri di spiritualità indiana, il canone buddista, ma non sono neanche stati sfiorati dall'idea di leggere la Buona Novella.
Perché? Perché è il libro della noiosissima dottrina che rubava ore preziose ai giochi del pomeriggio. Perché è il libro dei preti e delle suore che con quei vestitacci neri sembrano degli uccelli del malaugurio. Perché è il libro dei cattolici, del papa, della Chiesa, il libro di quelli che amano la chiusura, l'ottusità come sistema, la repressione dei moti più spontanei dell' essere umano. Il libro di un gruppo di persone che non ci interessano e forse anche non ci piacciono. Il libro dei doveri imposti, dei diktat etici.
Se c'è una cosa che ho sempre aborrito sono le frasi fatte, i giudizi preconfezionati, «è così perché l'ho sentito dire, perché tutti gli altri dicono che è così». Questo modo di pensare, così consono alla pigrizia della mente umana, è una sorta di cecità, l'uomo che si crede libero e indipendente è spesso l'uomo più profondamente prigioniero, l'uomo che vive nella mediocrità della penombra convinto di vivere nella luce piena.
Proviamo a immaginare allora di trovare su una panchina di un parco un libretto, tutto consunto, senza copertina, di cui è impossibile leggere l'autore e il titolo. Immaginiamo di non conoscere quelle quattro o cinque frasette imparate nell'infanzia. Che idea ce ne faremmo, dopo averne sfogliato alcune pagine?
Prima di tutto, credo, l'idea di un libro molto fisico, concreto: nulla è lasciato all'indeterminatezza mistica di nubi vaporose o suoni celestiali, tutto è terra, fango, arsura della sete, semi che germinano o non germinano, semi che danno nutrimento oppure soffocano la vita, passeri che cadono dal cielo e capelli contati sulla testa, pecore curiose che si allontanano dal gregge e che poi bisogna andare a cercare sfidando i rovi, sfidando i burroni...
Anche i sentimenti e le vicende degli uomini non hanno nulla di alto, si parla di calunnie, di insulti, di tradimenti, di epilettici, di sordi, di ciechi, di storpi, di prostitute, dell'arroganza del potere e della corruzione del denaro. C'è tutta la bassezza, la stupidità, la deviazione dell'anima umana. Tutto questo raccontato dal figlio di un falegname attraverso delle storielle così strane da sembrare quasi dei rebus.
«Il Regno dei Cieli è anche paragonabile a un mercante in cerca di perle vere» dice a un certo punto il figlio del falegname «che, trovata una perla di gran pregio, va e vende tutto ciò che possiede e la compra.»
Che valore commerciale aveva quella perla? Doveva essere grande almeno come una palla da tennis per giustificare una simile bramosia di possesso! Ma era davvero una perla? Perché all'inizio parla del Regno dei Cieli? C'è una relazione tra il Regno dei Cieli e la perla? E se la perla rappresentasse il Regno? Una cosa piccola, lucente, vera, di un pregio così grande che rinunceremmo a tutto pur di averla?
Ma che cos'è il Regno dei Cieli, dov'è? «Il Regno dei Cieli è dentro di voi» risponde un altro passo del Vangelo. Dentro dove? Nel cuore naturalmente, in un cuore che ha intrapreso il cammino per diventare puro. «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.»
Un cuore puro è un cuore che ha rinunciato alla confusione del mondo ma non ha rifiutato il mondo, è un cuore che sa distinguere con assoluta precisione ciò che è vero da ciò che non è vero, ciò che è bene da ciò che non lo è. Un cuore puro è un cuore assolutamente e profondamente libero.
Pagina dopo pagina, fermandoci spesso a riflettere, ci accorgeremmo così che questo libretto, di cui ignoriamo l'autore e il titolo, ci insegna via via a spogliarci delle sovrastrutture, dei giudizi, a buttare via tutta la zavorra, ciò che è vuoto, ciò che è inutile, ci insegna infine a riconoscere ciò che è bene da ciò che è male e a cacciare la grettezza e l'iniquità dal nostro orizzonte.
Non è un insegnamento teorico o sentimentale, ma concreto. Il mercante, trovata la perla, «va e vende tutto ciò che possiede». Non aspetta domani e non chiede consiglio a nessuno, va e vende. Vendendo, si libera.
Lo stesso succede a noi se impariamo ad agire come il mercante di perle. E una volta liberi, ci si accorge che tutto ciò che si riteneva fino a poco prima fondamentale non lo era affatto. Comincia a esserci qualcosa di nuovo in noi, qualcosa che ci fa vedere le cose in modo diverso, che ci fa sentire diversi. Allora, lentamente, comprendiamo che la cosa più importante non è accumulare beni né dominare gli altri esseri umani, ma togliere ogni ombra, purificare il cuore da tutto ciò che ormai non gli appartiene più, aprirsi alla gioia e allo stupore. È come un improvviso svegliarsi da un lungo sonno. Davvero c'era questa Luce dentro di me? Come ho fatto a non accorgermene prima?
Il Vangelo non è un libro di sentimenti e neppure un manuale di comportamenti eticamente corretti. Il Vangelo non è un libro per i preti o per i cattolici, ma per ogni uomo che sente in sé l'inquietudine di una vita non vera.
Il Vangelo non è un libro per l'essere umano come entità astratta. Tramite il mistero dell'incarnazione, ci chiama con i nostri nomi: Susanna, Saverio, Luigi, Davide, Lorenza, Paola, Marta... Ci chiama a compiere il cammino di rinascita come figli di Dio.
Non è un obbligo, non è una costrizione, è una libera scelta, la scelta di far maturare dentro di sé il seme della Grazia. Solo questa maturazione ci può far vivere nella pienezza della Verità.
Verità che non è un rapimento estatico destinato a pochi eletti ma una vita vissuta tra la polvere e gli sputi, tra l'arsura e la calunnia, tra il dolore del sentimento tradito e quello dell'abbandono.
Portando con sé, sempre e comunque, la luce dell'Amore.

Nessun commento:

video

.
Loading ...
.