ULTIMI ARTICOLI

domenica 24 marzo 2013

IL CONCILIO VATICANO II




Che cos'è un Concilio?

Il Concilio è l'Assemblea dei Vescovi convocata per esaminare e decidere questioni di fede e di disciplina ecclesiastica. Il Concilio si dice Ecumenico o universale, quando sono presenti tutti i vescovi del mondo.

Perché è indetto un Concilio?

I Concili hanno segnato la storia della Chiesa. È nelle assemblee conciliari che sono stati discussi ed emanati i decreti, i documenti che hanno permesso alla Chiesa di crescere in tutto il mondo con una base dottrinale e dogmatica uguale.
È qui che sono state superate controversie e decise sanzioni.
Sicuramente si può affermare che quella dei Concili è una storia lunga quanto la Chiesa stessa.
Finora ne sono stati indetti 21. Il primo riconosciuto ufficialmente, è stato quello di Nicea nel 325, indetto da Silvestro I, l'ultimo il Vaticano II. Prendono il nome dal luogo dove sono celebrati.
Le basi per un Concilio, cioè per un confronto all'interno della Chiesa su questioni fondamentali, sono state gettate già nel 50 a Gerusalemme, di questo abbiamo notizia nel libro degli Atti degli Apostoli al c. 15. Possiamo dire che questo, anche se non riconosciuto ufficialmente, è stato il 1° Concilio della Storia. In questa occasione si è messo in evidenza il Primato di Pietro (del papa), e la presenza dello Spirito Santo nella Chiesa e nelle decisioni che essa prende, infatti, la lettera inviata alle chiese a conclusione di questo incontro, inizia con una formula che poi ricorrerà in tutte le conclusioni dei successivi Concili: "Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…" (At. 15,28)
È la presenza dello Spirito Santo che guida la Chiesa,non il Papa e tutto il Clero .
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato indetto da Giovanni XXIII e concluso da Paolo Vl,ma quali sono stati i motivi che hanno spinto Giovanni XXIII, ad appena tre mesi dalla sua elezione a Pontefice, a indire un Concilio?
Il 25 gennaio 1959, ricordo della conversione di S. Paolo, Giovanni XXIII si trova nella Basilica di S. Paolo per la celebrazione conclusiva della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, e annuncia in modo sorprendente e inaspettato,
"per andare incontro alle presenti necessità del popolo cristiano, ispirandoci alle consuetudini secolari della Chiesa, abbiamo deciso di convocare un Sinodo diocesano dell'Urbe, un Concilio ecumenico per la Chiesa universale, e di procedere all'aggiornamento del Codice di diritto canonico."
Generalmente i Concili sono stati celebrati per motivi dottrinali o conflittuali ben precisi, questo invece è stato fatto per una serie d motivi diversi. La Chiesa voleva dialogare e farsi capire in un mondo in continuo cambiamento. Giovanni XXIII si era reso conto che il modo di presentarsi e vivere della Chiesa non era più rispondente al modo di vivere e di sentire delle nuove generazioni, si parlavano due linguaggi diversi. Era necessario rivedere e rivitalizzare tutta l'azione della Chiesa in relazione ai cambiamenti epocali e renderla più attuale al momento storico che si stava vivendo. Il Vangelo doveva parlare alla gente,e non restare chiuso nelle stanze del Vaticano
Secondo il Papa "la Chiesa è testimone di una stagione storica di eccezionale spessore ed è necessario scorgere tra tante tenebre gli indizi che fanno ben sperare". Era necessario "precisare e distinguere tra ciò che è principio sacro e Vangelo eterno, e ciò che è mutevole nei tempi".
Sia nei due anni e mezzo preparatori che nei quattro anni di svolgimento del Concilio furono esaminati e discussi quasi tutti gli aspetti della vita della Chiesa: la liturgia, la relazione con il laicato, la centralità della Parola, il rapporto tra Chiesa e mondo, l'ecumenismo, il ruolo della donna nella Chiesa e nella società, ed altro ancora.Sono stati veramente tanti i temi esaminati e sottoposti a cambiamenti. Il Concilio si apre l'11 ottobre del 1962. Molti ricordano, a conclusione della cerimonia di apertura, il famoso "discorso alla luna" del papa e la carezza inviata idealmente a tutti i bambini.Termina l'8 dicembre 1965. Ai lavori hanno partecipato 2500 padri conciliari, il maggior numero in assoluto per un Concilio.

Quali le conclusioni?

Nel corso dei quattro periodi (uno all'anno da settembre a dicembre), in cui si è svolto il Concilio, sono stati approvati 16 documenti di grande rilievo per la vita della Chiesa: 4 costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni.
Le 4 costituzioni, che sono sicuramente i documenti più importanti approvati, riguardano


  1. la Liturgia (Sacrosantum Concilium);
  2. la Chiesa (Lumen Gentium);
  3. la Sacra Scrittura (Dei Verbum);
  4. il rapporto della Chiesa con il mondo contemporaneo (Gaudium et Spes).

La Chiesa del Concilio esce con la consapevolezza che non esiste realtà con la quale non entrare in dialogo. Una Chiesa a servizio dell'uomo superando la visione Verticistica. Una Chiesa, popolo di Dio, dove ognuno ha pari dignità e responsabilità, anche se con ruoli diversi, tutti sono membri dello stesso corpo il cui capo è Cristo stesso. Con il Concilio si è fatta strada la consapevolezza che lo Spirito è presente nella Chiesa tutta. La gerarchia ecclesiastica ha in mano il deposito della fede, il discernimento, i principi fondamentali, conformi alla volontà di Dio, che tutti devono seguire, ma è ribadito il principio che tutti sono popolo di Dio con pari dignità e capacità.
Si parla di corresponsabilità nella Chiesa, del ruolo dei laici al suo interno, del loro compito proprio, specifico, da protagonisti per la santificazione delle realtà temporali.
La presa di coscienza di una Chiesa Popolo di Dio, e il ruolo dei laici in essa, è forse uno degli aspetti più importanti ed evidenti del Concilio.

Piccola sintesi delle quattro Costituzioni Conciliari


Costituzione Conciliare Sacrosantum Concilium su "La Sacra Liturgia" (4 dicembre 1963)

Il primo capitolo parla del mistero della Chiesa che «è, nel Cristo, in qualche modo il sacramento, vale a dire il segno e il mezzo dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano>>
"il sacro Concilio si propone di far crescere ogni giorno di più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti, di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo. Ritiene quindi di doversi interessare in modo speciale anche della riforma e dell'incremento della Liturgia".
" Cristo è sempre presente nella sua Chiesa e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della Messa. È presente nei Sacramenti. È presente nella sua Parola quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. È presente quando la Chiesa prega e loda.
" È necessario che i fedeli vengano formati ad una piena, consapevole e asttiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche. È necessario che nei seminari si dia una seria formazione liturgica.
" Per una maggiore comprensione da parte dei fedeli del mistero che si sta celebrando, si concede l'uso della lingua nazionale.
" La celebrazione è una. Liturgia della Parola e liturgia Eucaristica sono congiunte tra loro così strettamente da formare un solo atto di culto".
" Partecipazione attiva dei fedeli, comprensione dei riti, dei gesti,di tutta l'azione liturgica.
" L'ufficio divino, essendo preghiera della Chiesa, è obbligatorio per il clero, ma sono caldamente invitati anche i fedeli laici a recitarne alcune parti.

Costituzione Dogmatica Lumen Gentium su "La Chiesa" (21 novembre 1964)

"Essendo Cristo la luce delle genti, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunciando il vangelo ad ogni creatura".
La Chiesa come corpo mistico formata da Cristo e dai redenti.
"Cristo istituì la nuova alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non seconda la carne, ma nello Spirito Santo, e costituisse il nuovo Popolo di Dio. … Questo popolo ha per capo Cristo. Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio". In questo capitolo è messa in evidenza la triplice funzione: sacerdotale, profetica e regale di tutti i battezzati.
Nel terzo capitolo è specificato il compito del papa, dei Vescovi e del collegio episcopale, dei presbiteri, dei diaconi.
Il quarto capitolo è tutto dedicato ai laici. È riconosciuta l'importanza dei laici all'interno della Chiesa ne vengono riconosciuti i ministeri ed i carismi propri." Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni di vita familiari e sociali, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono chiamati da Dio a contribuire, quasi dall'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo, esercitando il proprio ufficio sotto la guida delle spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità".

Costituzione Dogmatica Dei Verbum su "La Divina Rivelazione" (18 novembre 1965)

Cap. 1 - Pone in evidenza l'importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa.
Cap 2 - I primi missionari del vangelo per loro stessa vocazione sono gli apostoli ed i loro successori (vescovi e presbiteri).
Cap. 3 - Ribadisce l'ispirazione dello Spirito Santo sui libri della Bibbia. "Insegnano con certezza, fedelmente e senza errore, la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnato nelle S. Scritture".
Cap. 4 - "E' necessario che i fedeli abbiano accesso alla Sacra Scrittura". Giudica importante avere traduzioni nelle varie lingue nazionali sempre più conformi ai testi originali. Si esortano tutti, sacerdoti e fedeli laici ad una lettura continua della S. Scrittura per la crescita nella fede e nell'unione con Cristo. La lettura della S. Scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinchè si stabilisca il dialogo tra Dio e l'uomo. La S. Scrittura deve essere corredata da note esplicative.

Costituzione Pastorale Gaudium et Spes su "La Chiesa nel mondo contemporaneo (7 dicembre 1965)

"Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".
Questa Costituzione è detta "Pastorale" perché intende proporre l'atteggiamento della Chiesa in rapporto al mondo e agli uomini di quel periodo storico, è quindi una interpretazione soggetta a mutare con il mutare delle situazioni.
La Chiesa si interroga seriamente sul suo rapporto con il mondo contemporaneo. Si riscopre veramente una Chiesa al servizio dell'uomo.
Nella prima parte prende in esame la condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo e il rapporto della Chiesa con tali realtà. Si pone l'accento sul rispetto per la vita umana in tutti i suoi aspetti, dalla nascita alla morte naturale. Uguaglianza di tutti gli uomini e giustizia sociale. Missione della Chiesa nel mondo.
Nella seconda parte si prendono più strettamente in esame i vari aspetti della vita e della società dando indicazioni pratiche di comportamento: Matrimonio e famiglia, amore coniugale e rispetto della vita; promozione della cultura; Fede e cultura; vita economica e sociale; sviluppo economico a servizio dell'uomo; lavoro e tempo libero; vita pubblica; promozione della pace; comunità delle Nazioni; cooperazione; dialogo tra tutti gli uomini.Un’introduzione descrive dapprima la condizione del mondo attuale, con le sue trasformazioni profonde, le sue speranze e le sue angosce. La Chiesa vuole captare tutto quanto è segno della presenza e della volontà di Dio negli avvenimenti, nelle esigenze e aspirazioni degli uomini. Essa vuole giudicare alla luce della fede i valori ai quali gli uomini di oggi credono; questi valori essa li vuole riallacciare alla loro sorgente, che è Dio, ciò che comporta il raddrizzamento delle deviazioni causate dal peccato.

I NOVE DECRETI CONCILIARI

I doveri pastorali dei Vescovi

Questo Decreto che inizia con le parole «Christus Dominus» (Cristo Signore) spiega dapprima le applicazioni pratiche della collegialità dell’Episcopato (partecipazione di tutti i vescovi alla responsabilità della Chiesa universale). In seguito studia il compito del vescovo nella sua diocesi (questa parte del decreto ha incorporato l’essenziale di uno schema già preparato sul Ministero dei Sacerdoti). Infine il Decreto parla dell’attività delle Conferenze Episcopali.

Il ministero e la vita sacerdotali

Già nel cap. 3 della Costituzione sulla Chiesa e nel Decreto sui doveri pastorali dei Vescovi si parla del posto che il sacerdote occupa nella Chiesa e del suo compito. Questo Decreto è consacrato specialmente ai sacerdoti, perché essi dovranno avere un ruolo particolarmente importante nell’opera di rinnovamento della Chiesa. Il Decreto espone le funzioni del sacerdote, le sue relazioni con il vescovo, con i suoi confratelli e con i laici, e dimostra come il ministero sia per il sacerdote sorgente di vita spirituale e come la sua unione al Cristo per mezzo del suo sacerdozio gli permetta di realizzare l’unità della sua esistenza. Questo testo riafferma la legge del celibato per i sacerdoti della Chiesa latina, mentre esorta i sacerdoti sposati delle Chiese orientali a vivere una vita familiare esemplare e una vita sacerdotale interamente consacrata al servizio dei loro fedeli. Il Decreto sottolinea con forza l’unità della missione di tutti i sacerdoti, che è sostanzialmente la stessa qualunque sia il compito particolare affidato a ciascuno.

La formazione sacerdotale

Questo Decreto traccia il quadro generale di un rinnovamento della formazione data nei seminari, in armonia con lo sforzo di aggiornamento di tutta la Chiesa; i seminaristi devono essere preparati in modo da essere capaci di assumere le pesanti responsabilità in un tempo di rinnovamento come il nostro.

Il rinnovamento della vita religiosa

Questo Decreto fissa le regole generali per una revisione delle condizioni della vita religiosa, in modo tale che essa possa adempiere meglio al suo compito, non solo di santificazione dei singoli, ma in rapporto alla vita spirituale di tutta la Chiesa.
L’apostolato dei laici

Questo Decreto che inizia con le parole «Apostolicam actuositatem» (l’attività apostolica) sviluppa la dottrina della vocazione dei laici all’apostolato, precisa i fini di questo apostolato (annuncio del messaggio evangelico e sua applicazione in tutta la vita dell’umanità), ne mostra le differenti forme e fissa delle regole generali di organizzazione concernenti soprattutto i rapporti con la Gerarchia. Queste regole dovranno venir applicate in concreto dalle Conferenze Episcopali locali in modo adatto alle situazioni di ogni paese.

L’attività missionaria della Chiesa

Il Decreto inizia con le parole «Ad Gentes» (ai popoli). Esso sottolinea e approfondisce il carattere essenzialmente missionario della Chiesa. La missione risponde alla volontà espressa da Dio per la salvezza di tutti gli uomini. Il Decreto studia l’opera missionaria che conduce alla formazione di nuove chiese, precisa in che consiste la vocazione dei missionari e quale debba essere la loro formazione, e traccia le grandi linee di una riorganizzazione di tutta la Chiesa a questa attività.

Le Chiese orientali cattoliche

Questo Decreto sottolinea la legittima diversità delle Chiese locali nell’unità della Chiesa universale, afferma l’uguaglianza assoluta delle Chiese locali, e proclama il diritto e il dovere, per le Chiese orientali, di conservare e sviluppare gelosamente il loro patrimonio ecclesiastico e spirituale. I diritti dei patriarcati orientali sono messi in risalto dal testo che tratta, infine, delle relazioni tra Orientali cattolici e ortodossi, specialmente per quanto concerne la possibilità per gli ortodossi di ricevere i Sacramenti nella Chiesa cattolica e viceversa.

L’Ecumenismo

Questo Decreto che inizia con le parole «Unitatis redintegratio» (restaurazione dell’unità) vuol suggerire a tutti i cattolici gli aiuti, le direttive e i mezzi per rispondere al comando divino che vuole l’unità della sua Chiesa e suscita oggi in tutti i cristiani un vivo desiderio di unione. Questo testo dice chiaro che l’azione ecumenica comincia con il rinnovamento della Chiesa, a cui ogni membro deve partecipare. L’azione e il dialogo ecumenici non costituiscono tanto un’attività a parte quanto piuttosto una dimensione di tutte le altre attività. È perciò in riferimento a questo Decreto che si è stati attenti perché gli altri testi conciliari presentassero effettivamente questa dimensione ecumenica. L’ultimo capitolo di questo Decreto spiega come la Chiesa cattolica vede le comunità separate da Roma, da un lato le Chiese d’Oriente e dall’altro lato le comunità ecclesiali in Occidente (anglicani e protestanti). Il testo dice brevemente quanto abbiamo in comune, nello stesso tempo fa notare i punti di divisione.

I mezzi di comunicazione sociale

Questo Decreto, intitolato «Inter Mirifica», studia i mezzi in se stessi, in seguito spiega come la Chiesa possa utilizzarli. Questo testo promulgato verso la fine della seconda Sessione, non ha potuto usufruire dei risultati acquisiti con gli altri testi conciliari posteriori. La Commissione, già composta, di cui il Decreto prevedeva la costituzione, ha un compito particolarmente importante.

LE TRE DICHIARAZIONI CONCILIARI

L’educazione cristiana

Di fronte allo sviluppo attuale della istruzione e dell’educazione dei giovani e degli adulti grazie ai mezzi più diversi che si vanno sempre più perfezionando, questa Dichiarazione si propone di fissare alcuni principii fondamentali sulla educazione cristiana, soprattutto nelle scuole. Questi principii, dovranno essere in seguito sviluppati e applicati secondo le situazioni dei vari paesi. Il testo sottolinea il diritto inalienabile di ogni uomo a una educazione pienamente e veramente umana e quello di ogni battezzato a una educazione cristiana; e ricorda i diritti e i doveri che ne scaturiscono sia per la persona come per la famiglia, la società e la Chiesa. Il testo spiega il ruolo delle scuole e delle università cattoliche e dà delle direttive affinché queste istituzioni adempiano pienamente quel servizio che è la loro ragione d’essere, sul piano della formazione umana e religiosa.

I rapporti della Chiesa con le Religioni non cristiane

Questa Dichiarazione si fonda sul cap. 2 della Costituzione sulla Chiesa, consacrato al Popolo di Dio, che contiene una esposizione teologica sui legami con i non-Cristiani. Si propone di mettere in evidenza quanto può costituire la base di un dialogo. Dopo uno sguardo d’insieme sulle religioni non cristiane in generale la dichiarazione parla del posto speciale che occupa l’induismo, e presenta in seguito i rapporti con l’Islam. Il testo si diffonde più lungamente sugli Ebrei facendo vedere come la. Chiesa è radicata nel Vecchio Testamento ed espone l’insegnamento autentico della Chiesa riguardo la responsabilità per la morte di Cristo, che non può essere addossata né agli Ebrei di allora né tantomeno ai loro discendenti; ha parole di riprovazione e di deplorazione per le persecuzioni subite dagli Ebrei e per le manifestazioni di antisemitismo. Infine la Dichiarazione sottolinea l’unità della famiglia umana, di cui Dio è Padre, per cui deve cadere ogni forma di discriminazione é di persecuzione.

La libertà religiosa

Un sottotitolo precisa che si tratta «del diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia di religione». Questa libertà consiste in questo: nessuna potenza umana può costringere ad agire contro la propria coscienza e nessuno deve essere impedito ad agire in conformità alla propria coscienza.

Questo diritto è fondato sulla dignità della persona umana; da questa dignità scaturisce in effetti il dovere morale di ricercare la verità, soprattutto in materia di religione, e di vivere secondo gli insegnamenti della verità; ogni costrizione esercitata dagli uomini intralcia la ricerca della verità. I diritti delle comunità religiose e della famiglia scaturiscono dalia natura sociale dell’uomo. La libertà religiosa deve essere garantita dalla legge; il testo studia attentamente i doveri e i diritti delle autorità civili in questo campo.

La Dichiarazione spiega come questa dottrina affondi le radici nella Rivelazione e come l’esercizio giuridico della libertà religiosa garantisca alla Chiesa cattolica la libertà alla quale ha diritto per la missione stessa che Dio, le ha affidato. Essa spiega ancora come la libertà religiosa così concepita lasci intatti gli obblighi morali dell’uomo verso Dio e verso la vera fede.

Nessun commento:

video

.
Loading ...
.